Il bimbo era salito su una seggiola
Milano, il volo dalle scale della scuola: 5 anni, è in condizioni disperate. Il racconto di una maestra
MILANO L’indagine è chiusa. A ventiquattr’ore di distanza dalla caduta di un bambino nella tromba delle scale della scuola elementare «Pirelli», periferia nord di Milano. Il piccolo, di cinque anni e dieci mesi, in coma, rimane ricoverato in condizioni disperate all’ospedale Niguarda. Ieri il nuovo sopralluogo dei carabinieri ha permesso di acquisire le verità decisive, che il Corriere è in grado di raccontare. A partire dalla deposizione di una maestra: «Ho sentito le urla e il trambusto. Mi sono avvicinata al ballatoio e alle scale. E lì, attaccata alla ringhiera di protezione, ho visto una sedia. Una sedia con le rotelle, la sedia che di solito si trova nella postazione della bidella al piano». La vicenda
● Un bambino di poco meno di 6 anni venerdì mattina è precipitato nella tromba delle scale di una scuola elementare di Milano
● Probabilmente è salito su una sedia per affacciarsi dalla balaustra
● Le condizioni del piccolo sono disperate
Questa testimonianza spiega come sia stato possibile che il bambino, un alunno di prima elementare, alto circa un metro e 15, abbia potuto scavalcare una ringhiera di protezione alta un metro e 4 centimetri, al secondo piano dell’istituto in via Goffredo da Bussero. Erano le 9.44 di venerdì. Quella sedia, sul quale il bambino si è arrampicato per poi sporgersi e precipitare (da un’altezza di tredici metri), pur se «di certo in buona fede», come hanno rimarcato gli investigatori, è stata spostata nei minuti successivi alla disgrazia. I carabinieri l’hanno ritrovata nel gabbiotto dei bidelli e messa sotto sequestro. Accertata la parte finale della sciagura, è stata anche cristallizzata la precedente catena di variabili, in una sequenza nella quale insegnanti e bidelli hanno sì fatto il proprio dovere, ma lasciando uno spazio di mancato controllo sul piccolo: saranno indagati e andranno a processo per l’omessa vigilanza.
Nella classe del bambino, venerdì, ci sono l’insegnante di inglese e quella di sostegno. Il bambino chiede di andare a far pipì. Non una, ma due volte. La maestra gli nega il permesso, anche in considerazione del fatto che, di lì a poco, ci sarà l’intervallo. Il bambino insiste e, dinanzi a una reale necessità, l’insegnante lo fa uscire dalla classe, sicura che in corridoio (e così effettivamente sarà), la bidella lo prenderà in custodia. La bidella: un volto storico della scuola, una donna amata e molto scrupolosa. Soltanto che, ed è successo raramente, da altre classi, sempre di prima elementare, due piccoli necessitano del gabinetto. La bidella li accompagna tutti e tre. Al primo che finisce, dice: «Torna subito in classe». Il bambino esce dal bagno, trova la sedia della bidella e pensa di usarla per guardare giù: rimane privo di protezione per un breve lasso temporale, tra i venti e i trenta secondi. La sedia ha le rotelle e non fa rumore: altrimenti, nel silenzio del corridoio, la bidella avrebbe potuto sentire il trascinamento e sarebbe uscita dal bagno a controllare.