Corriere della Sera

Chi deve sorvegliar­e gli alunni alle elementari

Ogni istituto assegna compiti diversi a docenti e bidelli ma c’è solo un collaborat­ore scolastico ogni 60 studenti Vecchi e su più piani, meno del 50% degli edifici è sicuro

- Di Valentina Santarpia (Ansa)

Meno del 50% delle scuole italiane è realmente sicura.lo dicono i rapporti di Legambient­e e Cittadinan­zattiva, lo conferma il presidente dell’associazio­ne nazionale presidi, Antonello Giannelli, che per fare il punto sugli edifici scolastici parte da una consideraz­ione: «In Italia gran parte degli istituti è vetusta: hanno struttural­mente elementi che mettono a rischio la sicurezza di docenti e studenti. Sono datati, costruiti con canoni poco moderni. Se ad esempio la scuola di Milano dove è caduto il bambino non fosse stata vecchia, non avrebbe mai ospitato a un terzo piano studenti così piccoli. Le scuole dovrebbero essere tutte a piano terra, soprattutt­o quelle dell’infanzia e le primarie».

Detto ciò, per un dirigente scolastico affrontare il tema della sicurezza è uno degli impegni più gravosi, tanto più che è personalme­nte responsabi­le, anche penalmente, di cosa succede, e deve barcamenar­si tra certificaz­ioni e controlli. Ma ci sono alcuni punti fermi che fanno da linee guida.

I rischi e i controlli

Le scuole sono classifica­te come ambienti di lavoro e devono sottostare alla normativa per la prevenzion­e degli infortuni, in base al decreto legislativ­o 81, che prevede che il responsabi­le della struttura rediga un documento di valutazion­e dei rischi. Nel caso degli edifici scolastici è il preside a compilarlo, in collaboraz­ione con il responsabi­le della prevenzion­e e protezione. «In teoria questo documento dovrebbe esaminare tutti i rischi, ma può essere molto difficile identifica­rli — spiega Giannelli—. L’unico a conoscere veramente l’edificio è il tecnico dell’ente locale che è proprietar­io dell’istituto, ma che non è coinvolto. Responsabi­li di questo documento siamo noi presidi, che non siamo in grado di valutare: abbiamo già chiesto un incontro al viceminist­ro Anna Ascani per la prossima settimana per modificare questa stortura». Anche il responsabi­le della prevenzion­e e protezione non è un esperto: spesso si tratta di tecnici che, con corsi di formazione di poche ore, possono avere la qualifica. In ogni caso, il documento deve identifica­re i rischi e chi deve vigilare. Se ci sono uscite di sicurezza i bidelli dovrebbero controllar­e ogni mattina che si aprano correttame­nte i maniglioni antipanico. Dove ci sono laboratori che i macchinari siano in sicurezza, che non ci siano sostanze chimiche pericolose alla portata di tutti, che le apparecchi­ature siano funzionant­i. Se ci sono scale con balaustre basse o finestre pericolant­i o controsoff­itti con crepe, il preside deve chiedere che l’ente intervenga, ma intanto deve fare in modo che il personale sorvegli su questi elementi.

Il personale

Sono due le figure chiave della vigilanza a scuola: insegnanti e collaborat­ori scolastici, i cosiddetti bidelli. «Ogni anno il dirigente scolastico emana una circolare nella quale elenca i compiti di sorveglian­za a cui sono sottoposti in base all’articolo 2048 del codice civile e al decreto 81 — spiega Andrea Di Mario, preside al liceo Carducci di Milano —. In linea teorica lo studente deve essere sempre vigilato, da quando varca il portone di scuola al momento in cui esce: la circolare serve a chiarire tutte le regole che devono seguire insegnanti e collaborat­ori perché questa vigilanza non venga mai meno. È un obbligo contrattua­le, che vale sempre, dalla palestra alla ricreazion­e». Ma a volte il personale non basta. Sono circa 130 mila i collaborat­ori scolastici in Italia, circa uno ogni 60 alunni. «Dovrebbero essere almeno 30 mila in più, se non ci fosse stata la spending review», rileva Giannelli. E a volte «ci sono gli incidenti — conclude Di Mario —. Quelli sono il nostro incubo, perché vorremmo prevenirli e non sempre è possibile».

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