Corriere della Sera

Spread a zero Il lascito di Draghi

Per raccoglier­e l’eredità del presidente Bce dovremmo fare come Spagna e Portogallo. Gli spunti su «L’economia» in edicola domani gratis con il «Corriere»

- Isidoro Trovato

Cosa sarebbe successo (all’italia e all’europa) se quel primo novembre del 2011 Mario Draghi non avesse preso il timone della Bce? A porre la domanda è Ferruccio de Bortoli nella sua analisi contenuta ne l’economia in edicola gratis domani con il Corriere della Sera. «Si è riflettuto sempre poco — ricorda de Bortoli — su questo drammatico incrocio dell’esistenza dell’unione monetaria riflesso nei destini incerti di uno dei Paesi fondatori dell’europa comunitari­a. La salvezza dell’euro verrà assicurata dall’illustre cittadino di uno stato membro tra i più deboli e indiscipli­nati».

E all’indomani della sua uscita di scena come banchiere centrale cosa ci lascia l’epoca Draghi? «Il vantaggio della minore spesa di interessi sul debito di cui abbiamo goduto, grazie alla politica monetaria espansiva della Bce, è stato sfruttato al meglio? Purtroppo no — avverte de Bortoli— Ha, in larga parte, sorretto la spesa corrente — con l’eccezione di alcune riduzioni di tasse, come l’imu sulla prima casa o lo stesso bonus degli 80 euro — anziché promuovere investimen­ti». Per non sprecare l’eredità del banchiere che ha salvato l’euro dovremmo fare come Spagna e Portogallo:

riaffermar­e la nostra affidabili­tà. E pagare molto meno per il nostro debito pubblico.proprio al deficit pubblico e alle possibili soluzioni per contenerlo è dedicato un intero comparto a cominciare dall’analisi delle proposte per una revisione generale del Fisco, annunciata dal ministro Roberto Gualtieri in Parlamento nell’arco di un triennio: gli «indizi» nello studio

portano all’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco e il confronto con alcuni suggerimen­ti dell’istituto Bruno Leoni lo confermano. Intanto però tanti sostengono che il calo dell’iva a luglio e agosto mette in discussion­e l’efficacia della fatturazio­ne elettronic­a. Ma nulla autorizza la teoria che la «nota digitale» abbia fallito. Semmai ci si deve chiedere come spingere ancora di più

uno strumento che serve a prevenire l’evasione, favorendo il pagamento spontaneo, anziché ricorrere all’«autovelox» di multe e sanzioni .

Nella sezioni dedicata alle imprese c’è la storia di copertina: Stefano Domenicali, alla guida di Lamborghin­i e un passato in Ferrari, racconta l’apertura alle supercar. Il tech in mano ai giovani: «In 2 anni ne abbiamo assunti 700. Le voci sulla Borsa? Segnali di attenzione». A volere la quotazione in Borsa invece è Filippo Antonio De Cecco, il presidente del terzo produttore mondiale di spaghetti e maccheroni racconta le sfide del mercato e i nodi della governance. «Il mio sogno? Una fabbrica in America. Ma siamo una trentina di eredi, quasi una public company e decidere è complicato».via il Ceo, ora un direttore generale. Nuovi impianti: 80 milioni di investimen­ti con Bei e Cdp.

Nella sezione Patrimoni spazio a una guida sui bond

Made in Italy

Da De Cecco a Lamborghin­i, storie di manager e di famiglie imprendito­riali

verdi. Aspettando i Btp legati a investimen­ti ambientali, la mappa delle obbligazio­ni societarie e dei titoli di Stato euro a vocazione green che rendono fino al 2,5%. E cresce l’offerta anche del risparmio gestito. Il tutto senza dimenticar­e due speciali: uno dedicato all’industria in Veneto e uno sull’economia del futuro.

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