Il caso del Premio Tenco Divide la cover di Lauro
Criticata la presenza del rapper. «Incompreso come lui»
Se l’interpretazione è stata fuori fuoco, quello che conta è l’intenzione. L’altra sera al Premio Tenco Achille Lauro ha cantato «Lontano, lontano» di Luigi Tenco, sigla della manifestazione nata per fare il controcanto al Festival di Sanremo, accompagnato al pianoforte da Morgan.
Nell’esibizione c’è stato più di un errore. Innegabile. Sui social sono piovute critiche e insulti, da Tenco «profanato» in su. Francesco Baccini, cantautore di successo a cavallo fra anni 80 e 90 quindi spesso in coppia con Povia e più recentemente autore di uno spettacolo su Tenco, ieri ha parlato di «pagliacci travestiti da artisti» e di un Tenco che «si rivolta nella tomba».
Verrebbe da chiedersi da quando il cantautorato si sia trasformato in un talent televisivo dove si giudica l’intonazione. E dove fossero tutte le vestali del cantautorato quando ● ll Club Tenco nasce nel 1972 per sostenere la canzone d’autore. Assegna ogni anno le Targhe ai migliori dischi e Premi alla carriera Tenco, ma anche altri cantautori, sono stati fatti a pezzi durante quei programmi.
Lauro era già stato messo nel mirino nei giorni precedenti. Gli eredi di Tenco si erano dissociati dall’organizzazione dell’edizione che si è chiusa ieri (tra gli ospiti della tre giorni all’ariston ci sono stati Gianna Nannini, Manuel Agnelli, Daniele Silvestri, Eric Burdon, Levante, Nina Zilli, Sergio Cammariere) perché non accettavano «l’accostamento a altri festival musicali che nella maggior parte dei casi hanno interessi commerciali» e «la partecipazione di artisti ospiti che “non conoscono il mondo dei Cantautori”, specialmente qualora venissero incaricati di interpretare la sigla di apertura della rassegna», ovvero Achille Lauro.
Il trapper che sul palco di Sanremo quest’anno si è convertito al punk-rock con «Rolls Royce» (e un album interessante Tatuaggi Achille Lauro, 29 anni, durante il Premio Tenco. Vero nome Lauro De Marinis, ha esordito nel mondo della trap per poi passare a una versione punkrock con «Rolls Royce», brano presentato all’ultima edizione del festival di Sanremo come «1969») aveva risposto così: «A qualche persona fa strano pensarmi al Tenco perché non si conosce il percorso che ho fatto, tra canzoni pianoforte e voce o anche elettronici. Potrà sembrare strano, ma io sono un cantautore, scrivo le mie canzoni sui fogli di carta di un blocco. Non vengo da un genere, ho trent’anni e sto al passo con la musica contemporanea. Forse con Luigi Tenco ho in comune una cosa, essere incompreso. Ascoltate le mie canzoni». Nel frattempo Lauro ha annunciato «1990,» progetto che guarda alla scena elettronica di quegli anni. Improbabile rivederlo su quel palco, l’anno prossimo almeno.
Al di là della personalizzazione della polemica, è in gioco il futuro del Premio e la sua capacità di rappresentare la scena della canzone d’autore. Da un lato la manifestazione fatica a togliersi di dosso la polvere accumulata negli anni che ha impedito, nonostante un cambio nella gestione, di cogliere, se non con ritardo, l’arrivo di una nuova generazione di cantautori. Dall’altro, al primo passo in una direzione diversa, forse anche provocatoria, si trova i mitra degli ortodossi spianati. Il rischio è rimanere con gli stessi volti edizione dopo edizione.
Le proteste Critiche sui social alla versione di «Lontano lontano» presentata dal musicista