Juve bella e fortunata
La rivoluzione culturale di Sarri avanza ma nel finale il Bologna sfiora il pareggio
Gli juventini fanno «ooh» fino all’ultimo secondo. Si percepisce che hanno una voglia matta di stupirsi: non certo per la vittoria sul Bologna, che pure resta in discussione fino al 93’ e serve per mettere pressione all’inter. Dopo 8 scudetti e decine di risultati come questo, c’è la necessità di qualcosa di nuovo. E la consapevolezza che quel qualcosa sta nascendo, cresce sia fuori che dentro la squadra di Sarri: la Juve, come a San Siro due settimane fa, regala momenti di bellezza calcistica non casuale, ragionata, ma non per questo meno attraente. È comunque ancora imperfetta, non solo per i diversi errori sottoporta o per l’ultimo passaggio mancante, ma anche per una fase difensiva con la linea molto alta e a tratti ancora un po’ allegra: non a caso l’ottimo Bologna si rialza subito dopo il destro secco di Ronaldo che ferisce Skorupski sul suo palo (gol numero 701). Il pareggio nasce sul centrosinistra, dove Rabiot in fase difensiva non ha ancora i sincronismi di Matuidi: così un cross di Orsolini, allungato di testa da Mbaye, trova la difesa fuori posizione e scatena un tiro preciso e potente di Danilo.
Educata ai principi del sarrismo, secondo i quali «un gol subito non è un dramma», la Juve riparte alla ricerca di un’azione perfetta come quella dei 24 tocchi per il gol decisivo contro l’inter. L’allenatore è vestito con la polo blu a maniche lunghe come nel pomeriggio a 35 gradi di Firenze: con la squadra ancora imbattuta, l’antica scaramanzia del cartesiano Sarri è ancora viva. Mihajlovic, alla sua prima partita completamente al seguito della squadra resta seduto per larghi tratti, dopo essere stato accolto dagli applausi dello Stadium.
Ma gli «ooh» sono un’altra cosa e non è un caso se arrivano più per certe giocate di prima intenzione di Pjanic, che per il gol del bosniaco medesimo a inizio ripresa: del resto l’omaggio di Soriano, che si avventura in un retropassaggio senza senso in mezzo all’area, non contribuisce ad arricchire la collezione di capolavori. Non che il regalo non faccia comodo, soprattutto in assenza del terzo gol che chiuderebbe la partita. Però la strada sembra tracciata, lo scatto «culturale» pare pronto: per capirlo fino in fondo probabilmente servirebbe il 2-2 del Bologna, un punto cioè sacrificato dai sarriani in nome dello spettacolo, anche perché ogni tanto la Juve è leziosa, più che bella. La Var decide però che un tocco di braccio di De Ligt non è da rigore, mentre Santander prima colpisce la traversa e poi in rovesciata costringe Buffon alla parata decisiva: Irrati non fa battere nemmeno il corner. Bella e anche fortunata: la Signora ha proprio tutto per stupire ancora.
Pjanic Il Bologna ci ha messo in difficoltà ma è una vittoria meritata