Conte: chi non fa squadra è fuori Il premier duro: «M5S gridava onestà». E poi, rivolto a Renzi: «Dobbiamo stare sereni tutti»
ROMA L’endorsement di Virginia Raggi («Conte sta facendo un lavoro enorme»), considerando il basso feeling tra la sindaca di Roma e i vertici 5 Stelle, conferma lo stato allarmante dei rapporti tra il premier e Luigi Di Maio. Che attacca i media, si professa ultra «contiano», ma non può smentire il suo attacco. Se Di Maio rimprovera al premier un’eccessiva vicinanza al Pd e a Dario Franceschini, il premier vede una convergenza di interessi di Italia viva e M5S per destabilizzare l’esecutivo. Conte, da Perugia, è durissimo: «Questo è un governo orientato ad abbassare la pressione fiscale complessiva. Se qualcuno pensa che stiamo qui ad aumentare le tasse si sta sbagliando. Il piano antievasione non può essere né smantellato né toccato. Io ho iniziato con il M5S che gridava onestà-onestà e tutte le forze politiche non devono tirarsi indietro». Ma il premier va oltre: «Qui bisogna fare squadra, chi non la pensa così è fuori dal governo». A seguire, una nota per diminuire la portata dell’affermazione: «Il premier faceva un discorso generale». E poi in serata, intervistato da Massimo Gramellini a Le Parole della settimana su Rai3, chiarisce: «Dobbiamo stare sereni tutti per un obiettivo comune, dobbiamo fare squadra. Dobbiamo essere tutti concentrati e determinati. Il Paese ci chiede di lavorare insieme».
Il premier è impegnato su due fronti: contro Renzi per quota 100 (la misura pensionistica voluta dalla Lega) e contro Di Maio per il regime forfettario sulle partite Iva. Su questo tema, così come sulle critiche alla «sugar tax» (la tassa sulle bibite zuccherate), M5S e Iv marciano nella stessa direzione. Le convergenze parallele di Renzi e Di Maio, con la richieste di un vertice prima del consiglio dei ministri di domani, preoccupano Conte. Che replica: «La manovra è stata approvata, salvo intese tecniche. Vuol dire che si possono fare approfondimenti tecnici. La manovra è stata deliberata, approvata da ministri di tutte le forze politiche, anche del M5S». Conferma il ministro dem dell’economia Roberto Gualtieri: «La manovra non cambia».
Conte reagisce stizzito alle polemiche: «Io contro le partite Iva? Non diciamo fesserie. Quando sono stato nominato premier avevo una partita Iva e ho dovuto chiuderla». E ancora: «Sono io ad aver portato da 30 fino a 65 mila l’aliquota al 15% per commercianti e professionisti». Di più: «Il mio obiettivo è abbassare l’aliquota anche per chi prenda da 66 a 100 mila euro». Quanto alle Regionali, spiega, «il voto in Umbria, non è un test per il governo».
A Salvini, risponde: «Le mani sporchi di sangue? Stupidaggini, non si scherza su queste cose». E sul possibile confronto con l’ex vicepremier ironizza: «Adesso sono molto preso, questo è un periodo in cui ci sono molte scadenze, mentre lui ha molto tempo libero. Quando avrò un attimo, sarà una buona occasione per guardarlo in faccia e chiedergli di ripetere tutte quelle fesserie».