Il coraggio slovacco di Arpad Soltesz
«Ho provato grande tristezza e rabbia. Non ero impaurito personalmente, ma preoccupato per questo Paese». Arpad Soltesz ricorda così i momenti successivi alla morte del suo amico e collega Jan Kuciak, il ventisettenne giornalista slovacco (autore di inchieste che hanno fatto tremare la nomenklatura) ucciso nel febbraio 2018 insieme alla sua compagna. L’ondata di proteste seguita all’assassinio provocò le dimissioni del primo ministro, il populista di provenienza socialdemocratica Robert Fico. Proprio nei giorni scorsi sono state accusate di omicidio quattro persone, tra cui l’imprenditore Marian Kocner, del quale sono stati poi confermati gli stretti rapporti con gli apparati dello Stato.
La corruzione e i legami tra il potere e la criminalità organizzata (in particolare la ‘ndrangheta) sono il problema numero uno della Slovacchia. Arpad Soltesz sta lavorando per fare luce su queste relazioni pericolose e ha preso la guida del Centro di investigazione (ICJK) che porta il nome del giornalista eliminato con un colpo di pistola alla testa in una villetta alla periferia di Bratislava. «Fino a quando saremo una democrazia e resteremo nell’ue — ha detto a Deutsche Welle — continuerò la mia battaglia».
Questa determinazione non deve sorprendere. Cinquanta anni, nato a Kosice, nell’allora Cecoslovacchia, Soltesz è abituato a lottare. Fin da quando il regime gli impedì la prosecuzione degli studi in segno di ritorsione per le idee anti-regime del padre. Si mise a fare il meccanico. Dopo la «rivoluzione di velluto» andò in Germania ma rientrò presto in patria . «Se avessi saputo, non sarei tornato», ha confessato ora a Le Monde. In Francia è uscito recentemente il romanzo che ha scritto nel 2017, Il était une fois dans l’est, storia cupa di una autostoppista sequestrata da due malviventi.
L’impegno del centro Jan Kuciak sarà quello di non fare sconti al governo, svelare gli scandali, denunciare i corrotti. E poco importa che Robert Fico, non molto tempo fa, abbia definito i giornalisti «prostitute» e «iene». «Visto l’uomo che è –— ha osservato Soltesz — si tratta di un complimento e del segno che i media slovacchi stanno facendo un lavoro utile».