Se per vincere l’importante è non aver «partecipato»
● Matteo Renzi
C’era un vecchio gioco da tavola che si chiamava Crack!. E funzionava più o meno nel modo uguale e contrario rispetto al più celebre Monopoli. La partita di Renzi in Umbria funziona più o meno così: lui vince se il candidato per cui ha invitato a votare esce sconfitto. Infatti, pur dichiarandosi ovviamente tifoso di Vincenzo Bianconi, il leader di Italia viva (non presente sulle schede elettorali) ha tutto da perdere, anche simbolicamente, da una vittoria del candidato del fronte PD-M5S. Primo, perché finirebbe ai margini di un’alleanza di cui non si sente parte integrante. Secondo, perché il patto con il M5S che Renzi considera provvisorio diventerebbe, per magia, quasi definitivo.
La vittoria della leghista Tesei consentirebbe a Renzi di riassemblare a suo piacimento i tasselli che resero celebre il motto comunemente attribuito a de Courbertin. Se per quest’ultimo «l’importante non è vincere ma partecipare», con la sconfitta di Pd e M5S l’ex premier vincerebbe soprattutto grazie al suo «non partecipare». La voce del leader di Italia viva, unica forza di maggioranza rimasta indenne da una sconfitta dall’alto valore simbolico, si farebbe sentire ancora di più. E la corsa al distinguo rispetto a Di Maio e Zingaretti, già da lunedì mattina, avrebbe effetti collaterali non indifferenti. Soprattutto per l’inquilino di Palazzo Chigi, Giuseppe Conte.