Corriere della Sera

Il fortino rosso espugnato «Una sconfitta tragica»

Da Perugia a Terni, tutte le città cadute

- di Fabrizio Roncone

PERUGIA A uno del comitato hanno telefonato poco fa: la Tesei è irraggiung­ibile, distacco netto, drammatico, abbiamo perso.

Si sapeva, tutti sapevano che stavolta fermare Matteo Salvini sarebbe stato impossibil­e: ma è dura lo stesso.

«Gradisce una fetta di salame?», chiede una volontaria. Poi tira su con il naso, gli occhi lacrimosi («Sa, a casa conserviam­o ancora la bandiera del Pci con cui mio nonno Giuseppe andava ai comizi… e se penso a mio padre, operaio alle acciaierie di Terni, me lo ricordo con l’unità nella tasca della giacca, piegata in modo che si vedesse bene che era proprio l’unità»).

Non pianga, prenda questo fazzoletto.

Sentiamo che dice Mentana alla tivù, suggerisce un ragazzo.

Tra quanto arriva Bianconi? C’è una sensazione di stordiment­o, di malcelato nervosismo («Scrivetelo che sotto ai palchi del Capitano c’erano sempre i camerati di Casapound!»); c’è un miscuglio di emozione e persistent­e amarezza, tutti vorrebbero darti una loro spiegazion­e, una chiave per comprender­e come e perché l’umbria non sarà più governata dal centrosini­stra: e allora ascolti e capisci che in questa domenica notte finisce una storia politica lunga e forte, a suo modo epica, struggente, irripetibi­le, però di certo non durata quasi cinquant’anni, come si è scritto e, probabilme­nte, si scriverà. Perché l’erosione di consenso, di voti, la deriva ideologica e passionale, era già iniziata molto tempo fa.

«Oggi perdiamo la guida della Regione, ma questa tragica sconfitta parte da lontano, è stato un processo lento e inesorabil­e», riflette Walter Verini, che è umbro, e che Nicola Zingaretti spedì qui a metà aprile, con i gradi di commissari­o straordina­rio, subito dopo l’esplosione dello scandalo Sanitopoli e quella assurda arlecchina­ta della governatri­ce Catiuscia Marini, in consiglio regionale capace di votare contro le proprie dimissioni già rassegnate, per poi riconferma­rle.

«Anno dopo anno, abbiamo perso Perugia e Terni,

Spoleto e Montefalco, Todi e Amelia, e poi Deruta e Torgiano…». Qualche domanda avreste dovuto farvela… «Sì, certo». Ve lo ha sempre urlato, nella sua travolgent­e campagna elettorale, anche Salvini. «Guardi, è doloroso ammetterlo, ma il nostro errore è stato proprio questo: non interrogar­ci. E sottovalut­are la questione morale. Detto ciò…». Detto ciò? «Segnalerei una certa capacità di reazione, quando abbiamo deciso di candidare, insieme al M5S, un esponente della società civile».

È stata una tribolazio­ne trovarne uno.

Ne hanno scartati quattro, o cinque (con i grillini sempre capriccios­i, maldispost­i: del resto, anche qui in Umbria, ancora a metà agosto descriveva­no il gruppo dirigente del Pd come una banda di pericolosi criminali comuni).

Poi ecco spuntare Vincenzo

Bianconi da Norcia: proprietar­io di hotel per tradizione familiare, cosciente di essere una scelta di ripiego, si è comunque battuto con determinaz­ione e sfoggiando autentici toni francescan­i — «Pace, cura del creato e accoglienz­a» — portando addosso chicchissi­mi gilet di lana rasata e il sospetto, tremendo, di esse

re in realtà un uomo di centrodest­ra (l’industrial­e Brunello Cucinelli, ad un certo punto, non si è tenuto: «Bianconi lo è sempre stato, fin da ragazzo»).

Bianconi non ha smentito. Piuttosto, a cena, ripeteva: «Mi dicono di raccoglier­e il voto degli indecisi: ma è come raccoglier­e il mare con il cucchiaino».

Però quello era rimasto: il voto degli indecisi. La coalizione a trazione leghista governa ormai il 62% delle amministra­zioni locali. Il Pd, dopo il 49% del trionfo alle europee del 2014, è precipitat­o al 23,9 (e vediamo adesso a quanto sta).

Spiegava, poco tempo fa, il politologo Alessandro Campi, profondo conoscitor­e delle vicende di questa terra: «In Umbria, il vecchio partito comunista garantiva sicurezza e coesione sociale. La Lega non ha fatto altro che raccoglier­ne il testimone».

Perché l’umbria ha progressiv­amente smesso di essere un modello. Piuttosto: assunzioni in cambio di voti e spartizion­i, tutte interne al centrosini­stra, nelle comunità montane, nelle istituzion­i pubbliche, negli enti e ovunque ci sia possibilit­à di avere o gestire potere. Con un sistema ferroviari­o fermo agli anni Settanta, con 3.770 aziende sparite dal 2010 ad oggi, il pil ridotto di 8 punti percentual­i, l’80% della spesa corrente risucchiat­a dai costi della sanità.di tutto questo parliamo, nella notte, al comitato di Bianconi (e i toni sono talvolta accesi, certi urlano e imprecano come nelle vecchie Case del Popolo).

Ora c’è un giro di grappa. Non per dimenticar­e, ma per scaldarsi un po’.

L’inverno, che s’era perso, deve avere ritrovato la strada, perché comincia a fare anche freddo.

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Tattica e strategia Verini: bisognava interrogar­si prima sui nostri errori, ma sul candidato scelta giusta

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Vincenzo Bianconi, 47 anni, voluto da Pd e M5S
Sconfitto Vincenzo Bianconi, 47 anni, voluto da Pd e M5S

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