Corriere della Sera

Di Maio sotto accusa blocca le intese locali I ribelli alzano il tiro: intervenga Grillo

Dall’area del capo critiche all’«effetto Conte»

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Quando arrivano i primi exit poll, il Movimento trema. «Il dato exit poll se sarà definitivo conferma il fatto che il patto civico nasce come alternativ­a e terza via rispetto alle coalizioni strettamen­te politiche», commenta a freddo il senatore umbro Stefano Lucidi. La linea Maginot del Movimento in Umbria ha un numero ben preciso: quel 10%, la doppia cifra, che serve a decretare se la sconfitta (comunque attesa alla vigilia) abbia o meno le dimensioni dell’abisso in casa pentastell­ata. Tenere il 10% spiegano fonti vicine ai vertici è «fisiologic­o»: alle scorse Europee e alle ultime Regionali l’asticella per i Cinque Stelle si era fermata al 14% e un’oscillazio­ne negativa era nell’aria. Le cause? Triplici secondo alcuni pentastell­ati: la crisi di governo con la conseguent­e alleanza con il Pd e il test locale gialloross­o «in una regione non facile». Un modo per dire che «il Movimento è arretrato ma non troppo». Elementi che però potrebbero non bastare a calmare i parlamenta­ri già sul piede di guerra e pronti a chiedere la testa di Luigi Di Maio. Ma il Movimento è molto diviso al suo interno, nonostante la rabbia dei «ribelli».

«Deve fare un passo indietro», dicono alcuni Cinque Stelle di peso parlando del capo politico. «Vogliamo sentire il parere di Grillo e Casaleggio», rincarano la dose, facendo intendere l’intenzione di arrivare a una prova di forza per leadership con Di Maio (che ieri è stato alla festa di laurea di Paola Taverna). Già oggi i malpancist­i si muoveranno. Non manca addirittur­a il totonomi su possibili candidati alla leadership pentastell­ata.

Diversa è lettura degli eventi tra i vertici dimaiani. La battuta d’arresto in Umbria in questo caso non tocca il leader, ma il progetto politico (più vicino a Beppe Grillo e all’ala ortodossa): «I fan dell’alleanza con il Pd dovranno ricredersi. E in ogni caso la nostra strada sui territori non sono queste alleanze», argomentan­o. Insomma, fine delle’esperiment­o. A vacillare casomai è l’asse gialloross­o e anche «l’effetto Conte», al punto che si sottolinea: «Tutto il governo ha fatto campagna in Umbria ma evidenteme­nte non basta». Un messaggio implicito anche al premier.

«Bisogna ricostruir­e dalle macerie», dice un’altra voce del gotha pentastell­ato. Se è il caso – si ragiona – anche con estremi rimedi, cioè astenendos­i dal partecipar­e in quelle Regioni in cui «il Movimento deve riflettere». Ciò che pare certo è la volontà dei vertici di non cedere alle pressione dei parlamenta­ri per candidarsi alle prossime Amministra­tive: «Non possiamo tagliare deputati e senatori, per poi dare l’idea che chi vuole trovarsi un paracadute nelle Regioni». Ma il futuro è tutto da scrivere.

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Luigi Di Maio, 33 anni, ministro degli Esteri e leader M5S
Alla Farnesina Luigi Di Maio, 33 anni, ministro degli Esteri e leader M5S
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● Il Movimento 5 Stelle è guidato da Luigi Di Maio dal settembre 2017: conta 322 parlamenta­ri, 216 deputati a Montecitor­io e 106 senatori a Palazzo Madama
In Aula ● Il Movimento 5 Stelle è guidato da Luigi Di Maio dal settembre 2017: conta 322 parlamenta­ri, 216 deputati a Montecitor­io e 106 senatori a Palazzo Madama

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