Pavia, maestra avvisa la polizia: sospesa per un giorno
Più volte si era presa cura di quella bambina di 6 anni che arrivava in classe impaurita e con vistosi lividi addosso. J. C., maestra in una scuola elementare nel Pavese, aveva segnalato alla dirigente scolastica ogni singola violenza subita tra le mura di casa dalla piccola alunna. Non avendo avuto alcun riscontro, ha deciso di denunciare il fatto a carabinieri, Questura, Procura dei minori e servizi sociali. La dirigente l’ha sospesa dall’insegnamento per un giorno. I motivi: l’insegnante avrebbe violato il «segreto d’ufficio», ossia «avrebbe tenuto una condotta non conforme alle responsabilità e ai doveri inerenti il ruolo», e causato un danno d’immagine all’istituto.
«Un fatto di una gravità inaudita — ha commentato l’avvocato Luisa Flore della Uil, che si sta occupando del ricorso in tribunale contro la sospensione —. È stata mortificata un’insegnante che ha avuto solo l’istinto di proteggere una minore vittima di violenze in famiglia».
Le tappe
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Nello scorso marzo la maestra di una scuola elementare di Pavia ha segnalato all’istituto i possibili maltrattamenti in famiglia di un’alunna 2
Visto che nulla si muoveva, l’insegnante ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine che hanno allertato il Tribunale per i minorenni La sanzione e la revoca 3
La dirigente ha sospeso la maestra per violazione del segreto d’ufficio e danno d’immagine. Il giudice l’ha invitata a revocare la sanzione
Maestra, si aspettava un provvedimento disciplinare simile?
«Mi sento ferita. Di certo non pensavo di essere messa in discussione umanamente e come insegnante. Un provvedimento che sembra invitare i docenti a tacere».
Ora si è rivolta ai giudici per chiedere l’annullamento della sospensione. Che cosa la preoccupa di più?
«Mi sono rivolta al giudice del tribunale di Pavia, Donatella Oneto, che pochi giorni fa ha invitato la dirigente scolastica ad annullare la sanzione (udienza aggiornata al 15 dicembre, ndr). Non lo faccio per i 75 euro in meno di stipendio, ma perché non passi un messaggio sbagliato, gravissimo: non si deve far finta di nulla, essere omertosi davanti a questi episodi. Il mio curriculum finirebbe per essere macchiato per aver agito con coscienza».
A settembre dello scorso anno scatta il campanello d’allarme: la bambina è strana, triste, schiva. Il rendimento scolastico cala, e il clima di
Mi sento ferita, messa in discussione umanamente e come insegnante: è un provvedimento che sembra invitare i docenti a tacere Invece, non si deve far finta di nulla, essere omertosi davanti a questi episodi
terrore che si respirava a casa, con quel padre problematico, inizia a venire a galla. Compaiono anche i lividi sulle gambe minute della piccola che si rifugia tra le braccia della maestra chiedendo aiuto. La docente, che è anche psicologa, scrive diverse relazioni per avvertire la preside. Senza esito.
Come si è accorta che c’era qualcosa che non andava in quella bambina?
«Ci sono stati segnali preoccupanti sin dall’inizio dell’anno. La piccola era molto introversa e tendeva a isolarsi dai compagni. Anche i voti cominciavano a calare, quindi decisi di capire meglio. Un giorno il padre si presentò a scuola aggredendoci verbalmente perché sosteneva che avessimo affidato la bambina alla nonna, solo perché era venuta a prenderla. Poi venni a sapere che aveva problemi con l’alcol e che alla madre della bimba era stata tolta la potestà genitoriale. Nei mesi