L’ex bunker antiaereo e seicento volontari «Così sfamiamo i poveri»
Succede quasi ogni giorno. Il telefono suona e dall’altra parte c’è uno che magari è andato in pensione, magari invece lavora ma un po’ di tempo ce l’ha, o magari non sa ancora bene come ma dice circa lo stesso degli altri due: «Ciao Giorgio, ho visto cosa fate e darei una mano anch’io, può servire?». E lui: «Certo, vieni domani in via Bolognini». Nove anni fa, quando iniziarono a Trento, erano cinque amici. Oggi sono seicento: i primi si mettono in moto coi furgoni alle 5 del mattino, fanno il giro di supermercati e negozi a ritirare il cibo rimasto dal giorno prima. Ottanta quintali ogni giorno, e parliamo solo del «fresco». Prima di sera è già tutto distribuito a poveri, fragili, famiglie in difficoltà.
È Trentinosolidale. Onlus che rappresenta lo specchio di una regione, il Trentino Alto Adige, detentrice di quasi tutti i record italiani sul fronte del Terzo settore. Sensibilmente più avanti della media nazionale rispetto al raggiungimento dei 17 obiettivi Onu 2030 sulla sostenibilità, più avanti per numero di volontari e di dipendenti del non profit, due province autonome vedono Trento al terzo posto in Italia per spesa sociale procapite e Bolzano al primo con un distacco che fa impressione: 517 euro spesi ogni anno per ciascun suo abitante, contro i 116 di media nazionale.
Eppure Giorgio Casagranda, 69 anni, presidente di Trentinosolidale nonché del Centro servizi volontariato Trentino, nel raccontare la vita della onlus da lui guidata spiega che non tutto è luce. La parte luminosa, nel suo caso, è la «fabbrica solidale» dei volontari che a ogni alba setacciano 3.400 punti di raccolta e ogni giorno alle 13.30 aprono 35 punti di distribuzione sparsi su tutto il territorio: e lì «ciascuno prende ciò di cui ha bisogno, dalla frutta al formaggio, dalla verdura al pane al latte». Ma è proprio il funzionamento perfetto di questa macchina a indicare l’ombra da cui è generata: «Alla sera i nostri banchi sono vuoti. Si è portati a pensare che questa regione non sia toccata dalla povertà. Non è così. La crisi è arrivata dopo, ma è arrivata. La nostra utenza è al 60 per cento di stranieri, ma il 40 sono italiani».
La «fabbrica» di via Bolognini 98 a Trento, dove tutto è cominciato, la conoscono tutti. Un frigorifero naturale ricavato in un vecchio rifugio antiaereo. Il pane smistato in un locale attiguo. La selezione tra le cose buone e quelle da scartare. E anno dopo anno la fabbrica è cresciuta con nuove sedi in Val di Sole, Val di Fiemme, Val di Fassa, Alto Garda, Giudicarie e Rendena, Primiero, Valsugana, Rovereto. «I volontari hanno il loro furgone e sono autosufficienti», spiega Casagranda. Sempre meno strada e gasolio da consumare, sempre più ortaggi e merce a chilometro zero da distribuire. Il segreto? «Nessuno: solo continuare a ingrandirsi — è la ricetta di Casagranda — e fare rete». Loro lo hanno fatto con Caritas, San Vincenzo, circoli degli anziani, gli Alpini. Comunità: questa la parola chiave.
Ed è la parola che più di tutte emerge dal numero speciale di Buone Notizie — il settimanale del Corriere in edicola domani come ogni martedì gratis con il quotidiano — dedicato questa settimana al Trentino Alto Adige: realtà che la redazione incontrerà domani a Trento, penultima tappa del viaggio nell’italia del Bene iniziato a Palermo e destinato a concludersi il mese prossimo a Torino.