Corriere della Sera

L’ex bunker antiaereo e seicento volontari «Così sfamiamo i poveri»

- (foto Piero Cavagna) Paolo Foschini

Succede quasi ogni giorno. Il telefono suona e dall’altra parte c’è uno che magari è andato in pensione, magari invece lavora ma un po’ di tempo ce l’ha, o magari non sa ancora bene come ma dice circa lo stesso degli altri due: «Ciao Giorgio, ho visto cosa fate e darei una mano anch’io, può servire?». E lui: «Certo, vieni domani in via Bolognini». Nove anni fa, quando iniziarono a Trento, erano cinque amici. Oggi sono seicento: i primi si mettono in moto coi furgoni alle 5 del mattino, fanno il giro di supermerca­ti e negozi a ritirare il cibo rimasto dal giorno prima. Ottanta quintali ogni giorno, e parliamo solo del «fresco». Prima di sera è già tutto distribuit­o a poveri, fragili, famiglie in difficoltà.

È Trentinoso­lidale. Onlus che rappresent­a lo specchio di una regione, il Trentino Alto Adige, detentrice di quasi tutti i record italiani sul fronte del Terzo settore. Sensibilme­nte più avanti della media nazionale rispetto al raggiungim­ento dei 17 obiettivi Onu 2030 sulla sostenibil­ità, più avanti per numero di volontari e di dipendenti del non profit, due province autonome vedono Trento al terzo posto in Italia per spesa sociale procapite e Bolzano al primo con un distacco che fa impression­e: 517 euro spesi ogni anno per ciascun suo abitante, contro i 116 di media nazionale.

Eppure Giorgio Casagranda, 69 anni, presidente di Trentinoso­lidale nonché del Centro servizi volontaria­to Trentino, nel raccontare la vita della onlus da lui guidata spiega che non tutto è luce. La parte luminosa, nel suo caso, è la «fabbrica solidale» dei volontari che a ogni alba setacciano 3.400 punti di raccolta e ogni giorno alle 13.30 aprono 35 punti di distribuzi­one sparsi su tutto il territorio: e lì «ciascuno prende ciò di cui ha bisogno, dalla frutta al formaggio, dalla verdura al pane al latte». Ma è proprio il funzioname­nto perfetto di questa macchina a indicare l’ombra da cui è generata: «Alla sera i nostri banchi sono vuoti. Si è portati a pensare che questa regione non sia toccata dalla povertà. Non è così. La crisi è arrivata dopo, ma è arrivata. La nostra utenza è al 60 per cento di stranieri, ma il 40 sono italiani».

La «fabbrica» di via Bolognini 98 a Trento, dove tutto è cominciato, la conoscono tutti. Un frigorifer­o naturale ricavato in un vecchio rifugio antiaereo. Il pane smistato in un locale attiguo. La selezione tra le cose buone e quelle da scartare. E anno dopo anno la fabbrica è cresciuta con nuove sedi in Val di Sole, Val di Fiemme, Val di Fassa, Alto Garda, Giudicarie e Rendena, Primiero, Valsugana, Rovereto. «I volontari hanno il loro furgone e sono autosuffic­ienti», spiega Casagranda. Sempre meno strada e gasolio da consumare, sempre più ortaggi e merce a chilometro zero da distribuir­e. Il segreto? «Nessuno: solo continuare a ingrandirs­i — è la ricetta di Casagranda — e fare rete». Loro lo hanno fatto con Caritas, San Vincenzo, circoli degli anziani, gli Alpini. Comunità: questa la parola chiave.

Ed è la parola che più di tutte emerge dal numero speciale di Buone Notizie — il settimanal­e del Corriere in edicola domani come ogni martedì gratis con il quotidiano — dedicato questa settimana al Trentino Alto Adige: realtà che la redazione incontrerà domani a Trento, penultima tappa del viaggio nell’italia del Bene iniziato a Palermo e destinato a concluders­i il mese prossimo a Torino.

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All’opera Alcuni volontari di Trentinoso­lidale, la onlus con sede a Trento che ritira ogni giorno 80 quintali di cibo fresco avanzato da supermerca­ti e negozi e lo distribuis­ce ai bisognosi in 35 punti in tutta la provincia

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