Corriere della Sera

Trionfa ma rimanda la festa

Per il sesto titolo ora bastano 4 punti. Vettel 2°, Leclerc 4° penalizzat­o dalla strategia Binotto recrimina «Da una prima fila ci si aspetta altro»

- Daniele Sparisci d. spa.

Un altro scherzetto, a pochi giorni da Halloween. In un autodromo strapieno (346 mila presenze nel fine settimane) di colori e maschere, la Ferrari rivede i fantasmi. In Messico sfuma un’altra prima fila dopo quella del Giappone e dopo la pole in Russia. Per motivi diversi, ma il risultato non cambia: vince ancora la Mercedes, con Lewis Hamilton davanti a Sebastian Vettel e a Valtteri Bottas. Il poleman Charles Leclerc finisce addirittur­a fuori dalla top 3, penalizzat­o dalle mosse del muretto, da problemi di gestione delle gomme e da un pit-stop complicato, durato oltre 6 secondi.

Lewis sale sul podio con un ascensore insieme alla macchina con il numero 44. È a un passo dal sesto Mondiale, i conti, salvo imprevisti, li chiuderà domenica ad Austin: gli basterà fare 4 punti. Successo dedicato a «Bono», Peter Bonnington, il suo ingegnere di pista assente per motivi di salute.

Delusione, ancora. Se a Sochi un’avaria alla parte ibrida del motore di Vettel aveva tolto una vittoria certa e a Suzuka errori a raffica dei piloti avevano sperperato una prima fila, in Messico la sconfitta della Ferrari nasce dalla strategia. La Mercedes ha vinto su un circuito dove si aspettava di soffrire, ed effettivam­ente in qualifica aveva sofferto. Ha vinto con un azzardo tattico, leggendo il rendimento delle gomme hard della Renault

Si scatena il fuoriclass­e inglese toccando di nuovo l’olimpo della F1, ha fatto saltare i pronostici grazie alla regia perfetta del muretto. Che ha puntato subito sulla strategia a una sosta, mentre la Ferrari optava per una fermata in più per il monegasco. Quando il cinque volte iridato ha infilato le coperture più dure fermandosi molto presto, all’inizio era scettico: si è lamentato via radio, ha chiesto conferme e nutriva forti dubbi sul riuscire a farle durare fino al traguardo. Poi con un’andatura da maratoneta kenyano ha portato a termine la missione per 48 giri, chiedendo ai suoi ingegneri solo un extra-boost nel finale per proteggers­i dagli attacchi di Vettel, attacchi che non ci sono mai stati. «La squadra ha fatto un lavoro fantastico, tenere dietro le Ferrari non è stato affatto semplice. Ci tenevo a far bene qui, fra questi tifosi così spettacola­ri. Pensavo di finire dietro a loro e anche dietro alle Red Bull».

di Ricciardo. «Quando non hai nulla da perdere — spiega Toto Wolff — le provi tutte, è molto più semplice di quando sei davanti».

I rossi hanno accusato vertigini nel Gp più alto del mondo (2.250 metri sul livello del mare), la supremazia di motore non è bastata a portare a casa il risultato. Mastica amaro Mattia Binotto: «Samo dispiaciut­i perché da una prima fila ci si aspetta sempre qualcosa di diverso. Ma il funzioname­nto

Nove pole e tre sole vittorie in questa stagione certifican­o lo squilibrio ferrarista fra il sabato e la domenica, quando arriva il momento di concretizz­are. A livello di passo la macchina cala in misura netta rispetto al giro secco, ma la sensazione è che ieri gli strateghi non siano stati lucidi nel prevedere le manovre degli delle gomme ci ha sorpreso, chi ha scommesso da dietro ha vinto, merito a loro. È il classico azzardo che provi quando insegui». Perché optare per la strategia a due soste per Charles Leclerc e non montare subito le gomme dure? «Non c’era molto da fare di diverso. Devo capire perché nel secondo stint è andata così. Le gomme surriscald­avano e questo non ha facilitato la situazione. La partenza era stata quella che è stata, sapevamo

Superato Sebastian Vettel chiude secondo in Messico: la Ferrari non sfrutta la prima fila del via (Afp) avversari. E che alcuni episodi abbiano giocato a sfavore di Sebastian, come la lotta fra i doppiati Gasly e Sainz. Ma non bastano a spiegare la sconfitta. Anche perché tutto si era messo bene: il tedesco allo start aveva marcato Hamilton con un intervento duro ma regolare (non secondo l’inglese: «Vettel ha cercato di buttarmi fuori»), Leclerc era rimasto al comando ma il suo ritmo è stato sotto alle attese.

L’altro spauracchi­o, Max Verstappen, dopo l’errore al sabato che gli è costato la pole (non aver rispettato le bandiere gialle), ha esagerato ancora in un ruvido duello con Bottas (ottimo terzo posto per il finlandese dopo il bruttissim­o schianto in qualifica) e ci ha rimesso uno pneumatico. Dal fondo è risalito fino al sesto posto mostrando il potenziale della Red Bull in alta quota.

Dal Messico la Ferrari esce con una certezza: la strada per il vertice è ancora lunga. che sarebbe stata una gara lunghissim­a. Non ci soddisfa piu il secondo posto quando si corre ad armi pari e questo è un fatto positivo».

Forse l’unico, il team principal fa notare anche che il passo era buono. Leclerc recrimina con se stesso: «A livello di strategie devo essere più deciso, ha fatto bene Sebastian a rimanere più a lungo fuori. Era la scelta giusta. Sono deluso e con me lo è tutta la squadra, la macchina in qualifica era ottima e anche oggi andava bene. Ma la Mercedes ha fatto meglio di noi, non ci aspettavam­o arrivasse fino in fondo con una sola sosta». Anche Sebastian dubita delle decisioni del muretto: «Potevamo essere più originali per provare a vincere».

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vittorie in carriera per Lewis Hamilton, è a -8 dal record assoluto di Schumacher

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