Hirscher il mito già dimenticato da rivali e connazionali
SOELDEN Che cosa rimane di lui? La grandezza dei numeri — le otto Coppe del mondo consecutive — e anche le cifre curiose della carriera: hanno ricostruito che Marcel Hirscher ha testato 2000 paia di sci, che in un giorno guadagnava tanto quanto un uomo normale in una vita e che nelle 245 gare da senior è stato in pista per un totale di 7 ore, 17 minuti e 50 secondi. Suppergiù, 35 competizioni all’ora. Ma di Marcel il grande non si sono avvertiti rimpianti, nel parterre del gigante che a Soelden ha inaugurato la nuova stagione. Non ne hanno nostalgia i rivali — il francese Pinturault, regolando il connazionale Faivre e lo sloveno Kranjek, ha confermato di essere il primo candidato all’eredità —, ma l’aspetto curioso è che pure l’austria, superato lo choc dell’addio, vuole girare pagina. Certo, qua e là il magone emerge (Mikaela Dorfmeister, ex olimpionica: «Ci mancano i suoi 67 primi posti e la sicurezza del primato tra le Nazioni»), però il desiderio di nuovo predomina. «È stato peggio — commenta il giornalista austriaco Georg Freisl — quando ha lasciato Hermann Maier: Herminator faceva casino come Tomba, mentre Marcel, pur amato, non accendeva la passione perché aveva l’aria da primo della classe». E sono sorprendenti le riflessioni del mitico Karl Schranz e di Stephan Eberharter, colui che litigava con Maier. Schranz: «I nostri tifosi perderanno entusiasmo? Assolutamente no». Eberharter: «La Coppa del mondo sarà più viva. Le cose cominciano e terminano, è la legge della vita. È accaduto pure nel primo anno dell’era Hirscher: era il nuovo che avanzava, ora si accenderà la luce su qualche giovane». La sensazione, come sottolinea Markus Waldner, l’italiano giudice arbitro, è che «già dopo questo primo gigante Hirscher sarà dimenticato». Dimenticato e perfino citato in una diceria da parterre, a occhio senza senso e comunque non documentata, che legherebbe il ritiro al timore di essere coinvolto nell’indagine sul doping in corso in Germania e in Austria. Sic transit gloria mundi, Marcel: i latini avevano visto giusto.