Corriere della Sera

Insegue il Master da numero 9

A Parigi scatta il torneo decisivo per le Atp Finals: l’azzurro lo affronta da top-10

- Gaia Piccardi

Comunque vada, sarà un successo. Il ragazzo che amava la gricia e cominciò la stagione da numero 54 del mondo (il passato remoto avalla la sensazione che da gennaio siano passati anni, non mesi) sbarca a Parigi Bercy con un sorriso grande così da fresco numero 9 del ranking, a caccia dell’ultimo giro di giostra di un’annata magica: ogni torneo, un piccolo grande migliorame­nto. Con nel trolley due titoli Atp (la terra di Budapest, l’erba di Stoccarda), la finale a Monaco (Atp 250), le semifinali a Halle (500), Shanghai (Master 1000) e Vienna (500), gli ottavi a Wimbledon e la clamorosa semifinale all’open Usa, Matteo Berrettini è quel raro esemplare di tennista italiano (appena il quarto nella storia dopo Panatta, Barazzutti e Fognini) a sfondare il muro dei dieci più forti provando a regalarsi la ciliegina delle Atp Finals, il rotary dei migliori otto a Londra prima che il Master — con straordina­rio tempismo — migri a Torino.

Lo scontro tra metallurgi­e pesanti con Thiem a Vienna (il n. 5 ieri è stato profeta in patria come Roger Federer a Basilea: decimo titolo in carriera sul campo di casa per l’ancien prodige, il quarto stagionale, il 103esimo in totale contro l’australian­o De Minaur, un ventenne che quando il maestro debuttava sul suolo patrio, nel ‘98, non era ancora nato) ha consegnato a

Matteo una certezza importante: «Adesso per battermi tutti devono tirare fuori il meglio di sé». I progressi del romano sono palpabili, il cambio di atteggiame­nto dei rivali anche. E allora non è allucinazi­one provare a immaginare Berrettini di nuovo vincente contro Rublev (oggi a Parigi impegnato nel primo turno con la wild card Tsonga), negli ottavi con Kachanov e poi nei quarti con Nadal, ben sapendo che solo con una finale a Bercy l’azzurro numero 8 della Race sarebbe qualificat­o al Master senza doversi preoccupar­e delle combinazio­ni dei risultati degli inseguitor­i: Bautista (9) con 130 punti di ritardo, Monfils (10) con 310, Goffin (11) con 335 e Fognini (12) con 380. Tutti a Parigi, tutti famelici, tutti tenuti in vita (persino l’argentino Schwartzma­n sconfitto ieri a Vienna da Thiem) da combinazio­ni di risultati funambolic­he, mentre Sasha Zverev pare certo della qualificaz­ione e Matteo posta serafico su Instagram foto a spasso con la girlfriend Ajla Tomljanovi­c («Quando stiamo insieme cerchiamo di non parlare di tennis ma con lei mi alleno volentieri ed è importante avere accanto qualcuno che ti capisca»). Comincia una settimana decisiva, con due azzurri (più Berrettini che Fognini) che sognano in grande. Un privilegio a cui abituarsi.

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Federer
Basilea Federer

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