L’orologio dei giapponesi segna già il futuro
DALLA NOSTRA INVIATA
TOKYO Lezioni dal Tokyo Motor Show 2019 (fino al 4 novembre). Hanno disertato tutti i grandi marchi extra-giapponesi, ad eccezione di Mercedes, che può permettersi di esserci sempre, e Renault, che invece non poteva permettersi di non avere uno stand accanto all’alleata Nissan. Dunque, eccoci all’ennesimo salone della crisi, con pochi espositori e un’atmosfera, nonostante l’etichetta internazionale, sempre più regionale. È la conferma che le Case si orientano verso nuove vie per commercializzare i prodotti, come i social media, mentre continuano ad investire aggressivamente in ricerca e sviluppo. Il Salone del made in Japan resta tuttavia un palcoscenico importante per capire i trend della mobilità di domani. «Un futuro aperto», come dice il titolo dell’evento biennale la cui storia è cominciata nel 1954. Con una grande differenza rispetto ai motor show europei che puntano sull’elettricità di lusso: a Tokyo l’attenzione è sì rivolta a connettività, guida autonoma e veicoli elettrici — un must per restare nei limiti sempre più stringenti delle legislazioni anti-co2 — ma con un focus sulle auto d’uso quotidiano, progettate per viaggi brevi. Nella patria delle K-cars, scatole a quattro ruote, il design si evolve con linee più morbide e spazi molto comodi. Toyota presenta una biposto ultracompatta rivolta agli anziani e dichiara che l’obbiettivo è far sì che i veicoli elettrici rappresentino oltre la metà delle vendite globali (circa 5,5 milioni di unità) entro il 2025. Di questi, almeno un milione dovrebbero utilizzare la tecnologia delle celle a combustibile, che converte idrogeno e ossigeno in elettricità. Ed ecco allora comparire nello stand di Expo Future l’ultima generazione della Mirai. Anche il presidente e Ceo di Honda, Takahiro Hachigo, promette che «entro il 2030 i veicoli elettrici rappresenteranno i due terzi delle nostre vendite globali». E se Nissan e Mazda svelano crossover full-electric per la quotidianità, Suzuki introduce Hanare, «stanza indipendente» in giapponese, che non ha un posto di guida o un volante, ma solo sedili passeggeri e un ampio display installato nella cabina. Fra tutta questa «nuova normalità» spicca l’esagerazione del concept Lexus LF-30: quattro motori elettrici, guida autonoma e un tetto di vetro che diventa un display di realtà aumentata.