«Un sollievo? No, la verità sugli attentati si allontana»
Come ha saputo della morte di Al Baghdadi?
«L’ho sentita alla radio o alla tv. Era solo un nome fino a dieci giorni fa, quando il nostro avvocato ci ha detto che questa persona era coinvolta negli attentati di Parigi».
Cos’ha pensato?
«Non la trovo una buona notizia perché quando muore chiunque implicato in un fatto, l’accertamento della verità diventa ancora più difficile. Finché uno è vivo può parlare, testimoniare, manipolare, c’è un confronto, un contraddittorio da cui si può cavarne qualcosa. Con un cadavere no. Dunque, se realmente era coinvolto negli attentati di Parigi, la sua morte non è una buona notizia».
Luciana Milani è la mamma di Valeria Solesin, la ricercatrice uccisa il 13 novembre del 2015 a Parigi durante l’attentato del Bataclan.
Come le sembrano le parole scelte da Donald Trump per raccontare la morte di Al Baghdadi?
«Il bullismo è imperante nella comunicazione politica, di Trump come di tanti altri. Sono cose che a me non piacciono e credo non piacciano al 99 per cento delle persone, ma è quello che ci viene propinato anche in Italia».
Le ha fatto effetto sentire questa notizia?
«No, nessuno, proprio zero. Nella percezione di tutti questo è un nome, è quasi un’astrazione, è una persona molto lontana di cui non si sa realmente un gran che. Non sono cose che penetrano nella mia sfera emotiva. Ci dicono questo, c’è una guerra che è reale, sono morte tante persone, non si vede una chiarificazione di alcun genere, resta un rumore di fondo, una cosa che sappiamo essere ingiusta».
Il 13 novembre sarà il quarto anniversario della scomparsa di Valeria. Ci sono sempre nuove iniziative per ricordarla.
«Sì. Il prossimo weekend alla Sorbona di Parigi sarà assegnato un premio intitolato a Valeria per una tesi sui temi della famiglia, delle donne, del Welfare: i suoi temi».
E in famiglia cosa farete?
«Niente di particolare, è un giorno come tutti gli altri. Ci accompagna tutti i giorni».