Corriere della Sera

L’appello di Macron alla cerimonia d’addio del presidente Bce con Mattarella e Merkel

- Di Paolo Valentino DAL NOSTRO INVIATO 1 2 3 4 5 6 7

Anche Mario Draghi, l’uomo di ghiaccio, si commuove. Quando Emmanuel Macron lo definisce «degno erede dei padri fondatori», ponendolo accanto a Monnet, a Schumann, a De Gasperi, l’imperturba­bile signore della moneta unica appare trafitto. Non ci sono lacrime furtive tra le rughe del suo volto antico. Ma indicandol­o come «l’uomo che tiene alto il sogno europeo», il presidente francese ha visibilmen­te toccato il suo cuore.

C’è molto di più nella cerimonia degli addii per colui che ha salvato l’euro. E non solo perché con Macron, anche Angela Merkel e Sergio Mattarella sono qui a rendergli un omaggio non formale. Ma anche perché, fedele alla

Commiato

● Si è celebrata ieri a Francofort­e presso la sede della Bce la cerimonia di commiato del presidente Mario Draghi che passerà il testimone a Christine Lagarde

● Il presidente francese Macron definisce Mario Draghi «degno erede dei padri fondatori» sua mistica, neppure adesso, prima di consegnare la campanella presidenzi­ale a Christine Lagarde, Mario Draghi rinuncia a definire con orgoglio il suo lascito e a lanciare l’ultimo monito: «Oggi ci sono 11 milioni di occupati in più in Europa, la popolarità dell’euro è ai suoi massimi livelli e i politici dicono che la moneta unica è irreversib­ile. È davanti agli occhi di tutti, che ora è il momento di più Europa, non meno».

È una platea amica, quella che si è raccolta nel foyer del grattaciel­o della Bce, in riva al Meno. Ci sono Ursula von der Leyen e Jean Claude Juncker, la nuova e la vecchia Commission­e. Paolo Gentiloni e il ministro dell’economia Roberto Gualtieri. Ma a rendere omaggio c’è anche l’opposizion­e di Re Mario: seduto in terza fila, sorride ambiguo Jens Weidmann, capo della Bundesbank

e leader dei falchi nel board della banca.

È stata la cancellier­a la prima a parlare. Ha ricordato l’origine romana di Francofort­e, Limes dell’impero, collegando­la a quella di Draghi, Mario civis romanus: «Lei si muove nella giusta tradizione, lasciandos­i dietro grandi tracce». Certo, in tedesco la frase può suonare ambigua: nella parsimonio­sa cultura teutonica del denaro, Draghi lascia cicatrici profonde. Merkel è sincera però quando ne riconosce «il contributo decisivo alla stabilità dell’euro», ringrazian­dolo «per aver assicurato l’indipenden­za della Bce e rafforzato l’unione monetaria».

Ora Macron trova il meglio della sua retorica. Loda il sapere, il coraggio e l’umiltà di un banchiere centrale che si è fatto statista, mostrando creatività, visione e salvando l’eubattagli­a ropa dal naufragio. Ma soprattutt­o ne celebra l’umanesimo, la capacità di «guardare alla vita reale delle persone, oltre le cifre e le parole» e di decidere sempre in nome di quello che «in Francia chiamiamo l’interesse generale».

«Mario Draghi — dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella — è stato autorevolm­ente al servizio di un’europa più solida e inclusiva, interpreta­ndo la difesa della moneta unica come una

Serena Cappello, moglie

 ??  ?? A Francofort­e
1. Christine Lagarde, prossima presidente Bce; 2. Emmanuel Macron, presidente francese; 3. Angela Merkel, cancellier­a federale della Germania; 4. Mario Draghi, presidente uscente della Bce; di Mario Draghi; 6. Sergio Mattarella, dodicesimo presidente della Repubblica dal 3 febbraio 2015; 7. Ursula von der Leyen, presidente nominata della Commission­e Ue
A Francofort­e 1. Christine Lagarde, prossima presidente Bce; 2. Emmanuel Macron, presidente francese; 3. Angela Merkel, cancellier­a federale della Germania; 4. Mario Draghi, presidente uscente della Bce; di Mario Draghi; 6. Sergio Mattarella, dodicesimo presidente della Repubblica dal 3 febbraio 2015; 7. Ursula von der Leyen, presidente nominata della Commission­e Ue

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