La felicità dei sessantenni
L’agenzia Getty crea un nuovo catalogo di foto per superare tutti gli stereotipi sugli anziani «Sono dinamici, felici, amano fare gruppo»
Dimenticatevi il nonno delle serie tivù, sovrappeso, in vestaglia e un po’ orso. Gli ultra sessantenni non si riconoscono più in questo cliché, al punto che le immagini che associano la terza età al declino fisico, il ripiegamento e la malinconia — con i tramonti sullo sfondo come metafora di quest’ultima fase della vita — non vanno più. «Ci siamo decisi ad aggiornare i nostri archivi fotografici, andando contro i classici stereotipi sulla vecchiaia, perché è quello che i nostri clienti ci chiedono», racconta alla Frankfurter Allgemeine Rebecca Swift, la direttrice creativa dell’agenzia Getty Images. Tant’è che la foto più venduta l’anno scorso, nella categoria seniores, mostra cinque signore con i capelli grigi durante una lezione di yoga. «Senso di comunità, partecipazione, dinamismo: le caratteristiche che normalmente associamo ai giovani, le abbiamo trasferite agli anziani — continua la Swift —. Oggi ci sono pensionati con i nipotini, e altri con i figli piccoli: è irrealistico trattare questo gruppo come un’unica categoria».
La combinazione più usata, nelle ricerche fotografiche sul tema, ormai coniuga la parola «anziani» con «divertimento» e «gruppo», una terna cresciuta del 5.816% nell’ultimo anno. A conferma del fatto — conclude la direttrice — che «è cambiata la sensibilità, e si cercano foto nuove per illustrare la vecchiaia».
Del resto la percezione è cambiata anche in ragione delle scoperte della scienza. «Più dell’età anagrafica, e di quella biologica, è fondamentale l’età soggettiva, cioè gli anni che ci si sente», spiega Marco Trabucchi, presidente dell’associazione italiana Psicogeriatria e ordinario di Neuropsicofarmacia. Chi si sente giovane vive più a lungo, perché è spinto a uno stile di vita sano: «Movimento, dieta, prevenzione sono tutti fattori che rallentano l’invecchiamento. Ecco perché i nonni-rambo che corrono le maratone non sorprendono più. Ma essere ottimisti e aperti alle nuove esperienze, avere uno scopo e sentirsi parte di una comunità, sono elementi ugualmente importanti», conclude il professore. «La vecchiaia non è una malattia, ma qualcosa che costruiamo con le nostre scelte giorno per giorno».