Dem e M5S, duello sull’alleanza
ROMA Sembra un dialogo fra sordi, uno dice una cosa, l’altro dichiara l’opposto. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti rilancia le ragioni di stare insieme al governo con il Movimento, e dice che questo spirito non può essere azzerato a livello locale. Ma il capo politico del M5s Luigi Di Maio risponde che «non ci sono i presupposti per un’alleanza strutturale» con i dem. E dopo il fallimento elettorale in Umbria, il leader cinquestelle annuncia ufficialmente che il Movimento in Emilia-romagna e in Calabria «correrà da solo». Secco il commento di Zingaretti: «Di Maio ha cambiato idea».
Insomma le sorti del governo continuano a traballare, visto che il segretario del Pd ne fa un punto di principio: «O si riscopre uno spirito comune o i motivi stessi di questo governo vengono meno», dichiara a Radio Capital Zingaretti. Che spiega anche le ragioni della sua posizione politica, che parte dalla guida del Paese: Di Maio che dà per archiviata l’intesa coi democratici a livello locale «è una posizione debole, perché il M5S governa con il Pd. E vuole governare per altri tre anni con il Pd e non un piccolo paese dell’entroterra ma la Repubblica italiana. È inutile giocare con le parole: o l’alleanza è unita da una visione del futuro o non c’è. Io credo che questa visione vada costruita al più presto».
Insomma ci vorrebbe un programma e una politica economica comune, qualcosa che al momento non sembra nemmeno rintracciabile in lontananza. Zingaretti dà anche i voti al governo, mentre Di Maio si impunta dicendo che i fondi andrebbero destinati alla ricostruzione delle zone terremotate. Ecco i voti: sei e mezzo-sette sulle scelte, ma «quattro» sulla condotta politica.
Dice ancora Zingaretti che non aveva «l’ansia di fare nascere questo governo a prescindere e non ho l’ansia di farlo cadere a prescindere. E nemmeno durare. Ma se non realizza gli impegni presi, se non ce la fa, meglio andare a votare». Conte sarebbe il candidato premier del centrosinistra
L’ostacolo
Il capo dei 5 Stelle: i nostri militanti non vogliono un progetto strutturale con il Pd
se il governo cadesse? «Deciderà l’alleanza. Io dico che ha lavorato bene», risponde il segretario dem.
Sull’altra sponda del fiume si piazza Luigi Di Maio, pur tutelando la tenuta dell’esecutivo: «Non ci sono i presupposti per un’alleanza strutturale con il Pd, i nostri militanti non la vogliono e non mi sento insidiato da Giuseppe Conte, ma credo che questo governo sia una squadra che deve portare avanti insieme il programma di governo. Se facciamo squadra i cittadini potranno comprendere quello che stiamo facendo, altrimenti è difficile anche far comprendere quello che facciamo di buono».
«Il voto in Umbria dimostra che il M5s deve mantenere la terza via», ha continuato Di Maio. «Ho incontrato i parlamentari di Emilia-romagna e Calabria, con loro ci prepariamo ad una campagna elettorale difficilissima. Andremo da soli, che non significa non mettersi insieme a liste civiche, o ambire ad un candidato presidente che vada oltre il Movimento».
Mentre Zingaretti ritorna con una riflessione sulla sconfitta in Umbria: «È evidente che dobbiamo cambiare qualcosa, ma l’unico argine alla destra è il Pd, ma non è sufficiente da solo». Poi rilancia anche l’idea di un Congresso nei primi mesi del 2020, per «superare un correntismo esasperato e cambiare lo Statuto».