Corriere della Sera

Dem e M5S, duello sull’alleanza

- Marco Galluzzo

ROMA Sembra un dialogo fra sordi, uno dice una cosa, l’altro dichiara l’opposto. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti rilancia le ragioni di stare insieme al governo con il Movimento, e dice che questo spirito non può essere azzerato a livello locale. Ma il capo politico del M5s Luigi Di Maio risponde che «non ci sono i presuppost­i per un’alleanza struttural­e» con i dem. E dopo il fallimento elettorale in Umbria, il leader cinquestel­le annuncia ufficialme­nte che il Movimento in Emilia-romagna e in Calabria «correrà da solo». Secco il commento di Zingaretti: «Di Maio ha cambiato idea».

Insomma le sorti del governo continuano a traballare, visto che il segretario del Pd ne fa un punto di principio: «O si riscopre uno spirito comune o i motivi stessi di questo governo vengono meno», dichiara a Radio Capital Zingaretti. Che spiega anche le ragioni della sua posizione politica, che parte dalla guida del Paese: Di Maio che dà per archiviata l’intesa coi democratic­i a livello locale «è una posizione debole, perché il M5S governa con il Pd. E vuole governare per altri tre anni con il Pd e non un piccolo paese dell’entroterra ma la Repubblica italiana. È inutile giocare con le parole: o l’alleanza è unita da una visione del futuro o non c’è. Io credo che questa visione vada costruita al più presto».

Insomma ci vorrebbe un programma e una politica economica comune, qualcosa che al momento non sembra nemmeno rintraccia­bile in lontananza. Zingaretti dà anche i voti al governo, mentre Di Maio si impunta dicendo che i fondi andrebbero destinati alla ricostruzi­one delle zone terremotat­e. Ecco i voti: sei e mezzo-sette sulle scelte, ma «quattro» sulla condotta politica.

Dice ancora Zingaretti che non aveva «l’ansia di fare nascere questo governo a prescinder­e e non ho l’ansia di farlo cadere a prescinder­e. E nemmeno durare. Ma se non realizza gli impegni presi, se non ce la fa, meglio andare a votare». Conte sarebbe il candidato premier del centrosini­stra

L’ostacolo

Il capo dei 5 Stelle: i nostri militanti non vogliono un progetto struttural­e con il Pd

se il governo cadesse? «Deciderà l’alleanza. Io dico che ha lavorato bene», risponde il segretario dem.

Sull’altra sponda del fiume si piazza Luigi Di Maio, pur tutelando la tenuta dell’esecutivo: «Non ci sono i presuppost­i per un’alleanza struttural­e con il Pd, i nostri militanti non la vogliono e non mi sento insidiato da Giuseppe Conte, ma credo che questo governo sia una squadra che deve portare avanti insieme il programma di governo. Se facciamo squadra i cittadini potranno comprender­e quello che stiamo facendo, altrimenti è difficile anche far comprender­e quello che facciamo di buono».

«Il voto in Umbria dimostra che il M5s deve mantenere la terza via», ha continuato Di Maio. «Ho incontrato i parlamenta­ri di Emilia-romagna e Calabria, con loro ci prepariamo ad una campagna elettorale difficilis­sima. Andremo da soli, che non significa non mettersi insieme a liste civiche, o ambire ad un candidato presidente che vada oltre il Movimento».

Mentre Zingaretti ritorna con una riflession­e sulla sconfitta in Umbria: «È evidente che dobbiamo cambiare qualcosa, ma l’unico argine alla destra è il Pd, ma non è sufficient­e da solo». Poi rilancia anche l’idea di un Congresso nei primi mesi del 2020, per «superare un correntism­o esasperato e cambiare lo Statuto».

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