Il piano di Martella: una legge di sistema per dare stabilità all’«editoria 5.0» Segretario
Le cifre e le percentuali certificano le difficoltà di un intero settore: l’editoria. Sono i numeri di una crisi che dal 2007 ad oggi ha visto diminuire di oltre il 60% il numero di copie giornalmente vendute di quotidiani, il dato complessivo indica che dodici anni fa ogni giorno in edicola venivano acquistate 5,5 milioni di copie di quotidiani. Oggi l’analisi delle vendite indica che il dato giornaliero è precipitato a circa 2 milioni di copie. La cornice di riferimento è quella di un settore che deve fare i conti con un canale distributivo che, a sua volta, si è ridotto del 58% in meno di due decenni. In tutto sono ormai 15 mila le edicole, i chioschi e i punti vendita dove acquistare giornali e riviste, ma nel 2001 erano 31 mila. Una dinamica viziosa tra copie vendute e punti vendita che li porta ad avvitarsi nella medesima ● Andrea Martella, 51 anni, parlamentare per cinque curva negativa. Il ritratto delle difficili condizioni in cui opera il settore è emerso alla Camera in commissione Cultura, dove il sottosegretario all’editoria, Andrea Martella (Pd), ha riassunto attraverso i numeri la tendenza di un comparto economico in cerca di un new deal.
L’industria dei giornali, al di là del calo delle vendite di copie ha preso ormai atto, come rilevato dal Rapporto 2019 sui quotidiani, di un mercato pubblicitario italiano che nel 2018 ha chiuso con una crescita della raccolta del 2%, senza tuttavia alcun beneficio per il settore dei giornali. «Tiene la Tv, mentre l’industria dei quotidiani appare destinata a un ruolo sempre più marginale nella competizione per le risorse pubblicitarie», segnala il rapporto. I ricavi derivanti dalla pubblicità per i giornali sono scesi nel 2018 del 6,3%. Un dato che alla Camera Martella ha integrato, spiegando che nell’ultimo decennio il fatturato pubblicitario dei giornali è diminuito complessivamente del 71%, con un passo che equivale a un calo annuo superiore al 10%. Un’involuzione del mercato che secondo il sottosegretario rende necessario «predisporre entro il 2020 una nuova legge di sistema, riassumibile in un provvedimento
Il mercato
«La consapevolezza della crisi sia un’occasione per consolidare il mercato»
ribattezzato Editoria 5.0, che possa, per esempio, ridefinire e selezionare il sistema dei contributi pubblici diretti e indiretti, favorendo così la trasformazione tecnologica del settore editoriale».
Martella, poi, aggiunge: «L’ultima legge che disciplina la materia risale al 1981, per questo serve un quadro normativo organico. Così come è importante il recepimento in tempi rapidi della direttiva Ue sul copyright, per garantire il principio di adeguata e giusta remunerazione». Il governo sembra, dunque, orientato a individuare una serie di strumenti a supporto di un’industria che rappresenta, come ricordato alla Camera, «un bene collettivo primario indispensabile per il funzionamento delle istituzioni democratiche».
In termini pratici, intanto, è stato proposto con la legge di bilancio 2020 lo slittamento di un anno al taglio dei contributi diretti all’editoria, stabiliti dal precedente governo. L’obiettivo è ridisegnare in tempi ragionevoli un nuovo meccanismo di sostegno. «La consapevolezza della crisi che investe l’editoria può e deve diventare un’occasione per consolidare da un lato il mercato della produzione cartacea, dall’altro per contribuire allo sviluppo e alla trasformazione digitale di tutte le imprese editoriali», spiega Martella. Un ulteriore aspetto da affrontare è legato all’occupazione del settore, l’intento è intervenire nella lotta al precariato e riattivare la Commissione per l’equo compenso (sarà convocata a breve). «A rendere meno libera la stampa italiana sono anche la bassa remunerazione e la diffusa precarietà nel lavoro giornalistico. Occorre riconoscere a tutti i giornalisti un equo compenso per la loro prestazione, da individuarsi secondo criteri certi e condivisi».
In attesa del piano di riordino dei contributi all’editoria e della legge di sistema ieri la maggioranza ha trovato (a fatica) un accordo sui fondi destinati a garantire il servizio di Radio Radicale. «Abbiamo confermato lo stanziamento, che resta di 8 milioni all’anno fino all’espletamento della gara», dice Martella.