Corriere della Sera

Gli anziani non sono un peso

- Di Ferruccio de Bortoli SEGUE DALLA PRIMA

I l tasso di copertura, pubblico e privato, del bisogno (dati 2016) va dal 75 per cento della Lombardia al 14 per cento del Molise. Si calcola che il problema della non autosuffic­ienza tocchi già oggi una platea complessiv­a (malati e loro familiari o amici) di 12 milioni di persone.

L’ampiezza del fenomeno è testimonia­ta da altre cifre. In Italia lavora più di un milione di badanti (quasi tutte o tutti stranieri, oltre la metà irregolare, spesso non preparati). Un numero superiore a quello di tutti i dipendenti del Servizio sanitario nazionale (poco più di 600 mila). Se, per ipotesi, scioperass­ero tutte o tutti insieme sarebbe la paralisi. Vera. Ecco uno sguardo poco consueto sulla fragilità della nostra società. La ricerca di badanti conviventi è stata poi resa problemati­ca dal diminuito afflusso di immigrati. Ed ecco un altro angolo di lettura, poco diffuso, del tema dell’immigrazio­ne. Chiudersi significa anche questo. Gli assegni di accompagna­mento per non autosuffic­ienza, secondo uno studio dell’università di Modena-reggio Emilia, finiscono in gran parte alle famiglie agiate. Il 50 per cento di quelle più ricche ottiene il 60 per cento del totale. La spesa pubblica complessiv­a per servizi di long term care è di circa 31 miliardi, ma purtroppo è frammentat­a e inefficien­te. E ciò è fonte di diffusa iniquità. Sono 598 euro pro capite contro 993 della Germania, 1.197 della Francia, 1.171 del Regno Unito. L’assistenza agli anziani non autosuffic­ienti assorbe (quattro miliardi) ormai la metà della spesa sociale dei Comuni. E in futuro, di questo passo, finirà per drenarla tutta. A danno di altri servizi assistenzi­ali di primaria importanza, come il sostegno all’infanzia, l’aiuto ai poveri. I ricoveri degli anziani over 85 anni sono stati — sempre secondo la ricerca Cergas Bocconi — 700 mila l’anno. In mancanza di assistenza per la non autosuffic­ienza, i pronto soccorso sopportano un carico eccessivo e, non raramente, ingiustifi­cato. La richiesta è di supporto all’assistenza non di cure mediche. Con queste dinamiche demografic­he il Servizio sanitario nazionale è insostenib­ile. Le proposte degli esperti (si veda anche Giovanni Fosti ed Elisabetta Notarnicol­a, Il futuro del settore Ltc in Italia, Egea) sono numerose e riguardano anche lo sviluppo della telemedici­na e della robotica. Ma soprattutt­o sono dirette a separare cura da assistenza, a profession­alizzare le badanti, creando un «silos istituzion­ale autonomo» per le Ltc che comprenda anche i servizi per la disabilità. In Italia non esiste, come invece c’è in Germania, un’assicurazi­one obbligator­ia sulla non autosuffic­ienza. Un rischio certo, non una eventualit­à. Toccherà tutti, direttamen­te o indirettam­ente, in famiglia e nei nostri rapporti personali. Manca una consapevol­ezza generale. Possono essere attivate e incentivat­e, come già accade, forme assicurati­ve nei fondi previdenzi­ali integrativ­i o in quelli sanitari. Sei grandi casse previdenzi­ali (tra cui medici e avvocati) si sono messe insieme per trattare le migliori condizioni con un costo annuo di soli 13 euro a iscritto. Il più grande fondo previdenzi­ale negoziale (Cometa, metalmecca­nici) offre tra le opportunit­à agli assicurati, una volta arrivati alla pensione, una copertura long term care che raddoppia la rendita in caso di non autosuffic­ienza. I dirigenti del settore del commercio, altro esempio, hanno una polizza Ltc con un premio annuale di 206,60 euro che assicura, con una rendita di 2.582,28 euro, rivalutabi­le al 3 per cento annuo, il rischio di non autosuffic­ienza fino a 70 anni, ed è una copertura prorogabil­e a vita intera a condizioni prefissate. Esistono ovviamente (e si vedranno sempre di più le pubblicità) proposte individual­i delle compagnie assicurati­ve.

Rimane però senza risposta la domanda di che cosa possa accadere ai soggetti più deboli. Se anziché discutere dello sperpero colpevole di quota 100, ci fossimo posti il problema di una migliore copertura assicurati­va della non autosuffic­ienza, avremmo reso meno incerto il futuro degli anziani e meno gravoso l’impegno dei loro figli e dei loro nipoti. Ma tant’è. Lo sguardo è corto, cortissimo.

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