Corriere della Sera

Roma, i migranti e la Libia: «Rinegoziar­e l’accordo»

No al rinnovo automatico. Di Maio: i centri di detenzione siano più umani

- Fabrizio Caccia

Il governo Conte ha deciso che il Memorandum per la Libia, stipulato nel febbraio 2017, non sarà prorogato automatica­mente così com’è alla scadenza del 2 novembre, tra soli due giorni. Prima di sabato, infatti, Palazzo Chigi invierà una nota verbale alla contropart­e, il governo di Tripoli, comunicand­ogli nero su bianco la sua volontà di cambiare alcune parti significat­ive. Così, dopo l’appello lanciato da Tavolo Asilo, la federazion­e di organizzaz­ioni e ong che si occupano di immigrazio­ne in Italia, che ne chiedeva addirittur­a lo stralcio, qualcosa comunque si è mosso. Lo stesso ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ieri ha annunciato l’intenzione di convocare la commission­e congiunta italo-libica prevista dall’articolo 3 del Memorandum per «modificare in meglio» l’intesa tra l’allora premier Paolo Gentiloni e il capo del governo di Tripoli Fayez al-serraj sulla gestione dei flussi migratori. «In particolar­e — ha precisato Di Maio — nella parte riguardant­e le condizioni dei centri di detenzione».

Numerosiss­ime, in questi anni, le denunce di violazioni dei diritti umani: l’onu nel 2018 parlò addirittur­a di «inimmagina­bili orrori — compravend­ite di esseri umani, torture, stupri e abusi di ogni tipo — commessi da funzionari pubblici, miliziani e trafficant­i». Nei 19 centri governativ­i sono detenute oggi dalle tremila alle seimila persone. Di Maio, però, nello stesso tempo ha voluto chiarire che «è innegabile come l’intesa abbia contribuit­o a ridurre in maniera rilevante l’arrivo dei migranti in Italia: da 107.212 del 2017 a 2.722 all’ottobre 2019, e conseguent­emente le morti in mare». Perciò continuerà, da parte italiana, l’erogazione di fondi (dal 2017 oltre 150 milioni di euro, secondo l’oxfam) per la formazione del personale dei centri e la fornitura di motovedett­e e altri mezzi alla guardia costiera libica. «L’italia — ha chiosato Di Maio — è l’unico partner effettivo, una riduzione dell’assistenza potrebbe tradursi in una sospension­e dell’attività con conseguent­i maggiori partenze e tragedie in mare».

Stando ad alcune fonti vicine al governo, sono tre le modifiche al trattato che verranno richieste: intensific­are innanzitut­to l’evacuazion­e e lo svuotament­o dei centri di detenzione, attraverso la formula dei corridoi umanitari e dei rimpatri assistiti. Si chiederebb­e alle Nazioni Unite, inoltre, di investire di più nelle soluzioni alternativ­e alla detenzione, come i programmi «urbani» già attivi a Tripoli che prevedono l’erogazione di contributi per l’alloggio dei rifugiati. Secondo punto: il rafforzame­nto della presenza nei centri delle organizzaz­ioni umanitarie e delle Nazioni Unite, che oggi invece hanno un accesso molto limitato, oltre in generale a un migliorame­nto vero, effettivo, delle condizioni di vita degli ospiti. Infine, un grande piano per l’africa, con investimen­ti nei vari Paesi di provenienz­a dei migranti per favorire il loro ritorno in patria e l’inseriment­o nel circuito economico locale. Le modifiche al Memorandum, che in ogni caso devono essere approvate dalla contropart­e libica, non cambierebb­ero l’impianto generale dell’accordo.

Di tutto questo parlerà mercoledì 6 novembre, alle 16, il ministro dell’interno, Luciana Lamorgese, nella sua informativ­a alla Camera.

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Uno dei 19 centri di detenzione in Libia. L’accordo che ha ridotto gli sbarchi scade tra due giorni (P.tosco)
Scadenza Uno dei 19 centri di detenzione in Libia. L’accordo che ha ridotto gli sbarchi scade tra due giorni (P.tosco)

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