Il futuro dei commerci: la Cina, gli Usa e l’italia (in affanno)
Non c’è solo un paradigma da cambiare nel mondo della globalizzazione che ha messo la retromarcia. Ce ne sono molti, dopo che per 25 anni i commerci, l’economia, la finanza hanno corso per il mondo senza barriere. Stiamo verificando che la Storia non è finita e siamo in una nuova Guerra Fredda tra Stati Uniti e Cina. Che la tecnologia non è neutrale ma oggetto di scontro per averne l’egemonia. Che l’europa non è pronta a giocare la sfida della geopolitica. Che le imprese dovranno abbracciare le innovazioni, l’intelligenza artificiale, i Big Data ma in parallelo dovranno adattarsi a un mondo con più barriere e conflitti.
Un mondo nel quale l’italia è fragile, più vulnerabile di altri Paesi di fronte alla sfida cinese, anche nelle regioni più avanzate come la Lombardia. Questi capitoli di analisi sono stati discussi ieri in un convegno organizzato dalla Rcs Academy — titolato «La nuova Roadmap del commercio mondiale» — in collaborazione con il Corriere della Sera e con il sostegno di PWC (Pricewaterhousecoopers) e Sace. La fine della mondializzazione è la fine di un’utopia, ha sostenuto l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti, laddove l’utopia è intesa come «assenza di luogo». Ora, i luoghi tornano a essere ben definiti da confini e spesso da muri. Cambiano le logiche e le conseguenze sono «epocali», si è detto nel convegno. Ci sono approcci che possono essere messi in campo per affrontare questa situazione. Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato di Pirelli, ha per esempio sostenuto che la Cina rappresenta sì una grande sfida ma va accomodata in un nuovo ordine. Nella sua esperienza — il maggiore azionista di Pirelli è dal 2015 la Chemchina — se si stabiliscono regole chiare, fondate sugli interessi reciproci e stabilite al momento degli accordi, si può lavorare positivamente assieme.
In questo mondo — il cui centro di gravità economico si sposta dall’atlantico, dove era nel 1980, verso Cina e India, dove sarà nel 2050, ha notato il presidente di Sace Beniamino Quintieri — l’italia è vulnerabile. Con debolezze strutturali: è ad esempio diciannovesima al mondo per efficienza in un settore strategico come la logistica, ha spiegato Giovanni Andrea Toselli, amministratore delegato di PWC Italia. Troppo chiusa e ferma allo ieri, ha notato il presidente di Eataly Andrea Guerra: non basta più avere come primi partner economici la Svizzera o la Germania.
Una situazione preoccupante in un’europa che non ha una salute molto migliore: nell’innovazione tecnologica, ad esempio, è sempre in retroguardia, in difesa dello status quo, secondo Massimiliano Magrini, managing partner di United Ventures. Occorre premere il tasto Reset: nuovi approcci per nuovi paradigmi.
Il confronto
Il nostro Paese è fragile, più vulnerabile di altri di fronte alla sfida di Pechino, anche nelle regioni più avanzate come la Lombardia