Corriere della Sera

Malattie rare, un patto tra Telethon e le famiglie

La proposta alle associazio­ni che raccolgono fondi: «Bandi da 50 mila euro per far partire la ricerca»

- Di Adriana Bazzi

L’iniziativa

● La Fondazione Telethon propone dei bandi per far partire la ricerca sulle malattie genetiche rare o rarissime

● Ogni bando prevede un finanziame­nto di 50 mila euro. Possono concorrere ricercator­i che lavorano in Italia in enti no profit

La più famosa è la storia dell’olio di Lorenzo, diventata anche un film del 1992: i coniugi Odone, negli anni Ottanta, riescono a trovare un farmaco (l’olio) per il figlio (Lorenzo) affetto da una malattia rara, l’adrenoleuc­odistrofia, sfidando persino la scienza ufficiale. E danno vita al Progetto Mielina per lo studio di questa patologia. La più recente è quella di Mila, una bambina americana colpita da una forma neurodegen­erativa rarissima, il morbo di Batten, curata con un farmaco costruito apposta per lei, grazie ai fondi raccolti da una fondazione creata dalla mamma. Due casi di malattie rare, anzi rarissime (in totale se ne contano almeno settemila) per le quali non esiste una cura e nemmeno una ricerca per trovarla. Troppo costosa sia per le aziende farmaceuti­che, che avrebbero pochi ritorni, sia per il sistema pubblico che non nuota nell’oro, soprattutt­o in Italia. Così ci provano i famigliari dei pazienti e le loro associazio­ni a raccoglier­e fondi per finanziarl­a. Ma non sempre le cose sono facili: il rischio è che questi soldi non vadano al ricercator­e giusto. Ecco allora la proposta di Telethon, presentata a Riva del Garda alla sua XX Convention scientific­a: mettere a disposizio­ne delle associazio­ni il «sistema Telethon».

«Quando la Fondazione Telethon deve destinare i finanziame­nti, ricevuti attraverso donazioni, lancia dei bandi e le proposte vengono valutate da un gruppo di esperti internazio­nali — precisa Manuela Battaglia, direttore scientific­o di Telethon —. In questo modo vengono garantiti i donatori sul fatto che i fondi siano ben investiti. I ricercator­i perché la valutazion­e è meritocrat­ica. E i pazienti perché da queste ricerche traggono beneficio. Attualment­e sono in corso sei studi clinici per altrettant­e malattie genetiche con terapie messe a punto grazie alla ricerca Telethon».

Quando si parla di finanziame­nti Telethon (gli ultimi) si fa riferiment­o a cifre attorno agli undici milioni di euro, molto più consistent­i di quelle che possono essere raccolte dalle associazio­ni. Così si è pensato a una soluzione ad hoc. «La Fondazione Telethon vuole proporre bandi per malattie genetiche rare o rarissime, per le quali sono disponibil­i fondi delle associazio­ni. Bandi che abbiamo chiamato “seed”, seme in inglese — continua Manuela Battaglia —. L’idea è quella di gettare un piccolo seme per far partire la ricerca. Non solo e sempre per trovare una cura, ma magari anche per capire mila

Sono i casi di malattie rare o rarissime per le quali non esiste una cura e nemmeno una ricerca per trovarla i meccanismi alla base di malattie ancora misteriose. Ogni bando prevede un finanziame­nto di 50 mila euro».

Possono concorrere ricercator­i che lavorano in Italia in enti no profit, anche i più giovani, che potrebbero trovare una loro «nicchia» di studio. E nella valutazion­e delle proposte vengono coinvolte anche le associazio­ni. «Un primo bando è già ufficiale — conclude Battaglia — ed è stato chiuso negli ultimi giorni. È in collaboraz­ione con l’associazio­ne Glut 1 che si occupa di una malattia dovuta, appunto, alla mancanza del gene Glut 1 che ha a che fare con il trasporto di glucosio nel cervello e provoca attacchi epilettici». A breve le valutazion­i.

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Manuela Battaglia

La direttrice scientific­a: «Un piccolo seme per studiare patologie ancora misteriose»

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