Gli italiani e l’incertezza, il 63% punta su conti e depositi
Una situazione tuttora confusa e di difficile lettura agli occhi degli italiani. Il contesto economico appare a molti cittadini poco decifrabile, tanto che resta elevata la sensazione di una crisi lungi dall’essere stata superata (il 39% è pessimista sui prossimi tre anni). A fornire un’istantanea sulla percezione dell’economia e della propria situazione personale è la nuova edizione dell’indagine Acriipsos, realizzata in occasione della 95° Giornata del Risparmio, prevista oggi a Roma.
Dalla ricerca emerge, per esempio, che crescono nel 2019 le famiglie (sono il 42% del totale) in grado di risparmiare. Sul versante dei consumi l’analisi rileva un progressivo recupero. La tendenza è trainata in particolare da telefonia, elettronica, spese per auto, prodotti alimentari e per la casa. Il dato di fondo è che il 55% degli intervistati vive il risparmio con tranquillità (in crescita del 7% sul 2018), senza dover affrontare particolari rinunce. La riflessione degli italiani sulla propria situazione personale mostra una tendenza contrassegnata da una maggiore soddisfazione: il 59% è appagato della propria condizione economica (+4% rispetto al 2018). La ricerca statistica fornisce una serie di indicazioni sulla relazione tra risparmio e investimento. I dati confermano che gli italiani continuano nel 63% dei casi a prediligere i risparmi sotto forma di liquidità, sia per indole, sia per poter fronteggiare situazioni impreviste. L’elemento di novità risiede nel desiderio di incidere, attraverso la gestione dei propri risparmi, positivamente sulla società e sull’ambiente. Rispetto ad un anno fa cresce il numero di coloro che faticano a trovare l’investimento ideale, non a caso il 35% considera ideale non investire, tenendosi i soldi o spendendoli. Una parte dell’indagine Acri-ipsos è dedicata all’europa e alla moneta unica. Temi rispetto ai quali i cittadini nutrono un giudizio deludente se riferito all’oggi, ma in chiave prospettica il 73% non intende uscire dalla Ue e ritiene vantaggioso l’euro (60%).