Whirlpool rinvia la chiusura Ma ora serve un investitore
Patuanelli: primo passo. Bentivogli (Fim): persi mesi preziosi, serve subito il tavolo
MILANO La vertenza Whirlpool compra tempo ma la sostanza non cambia: la multinazionale americana resta determinata a cedere lo stabilimento di Napoli. La chiusura del sito produttivo era prevista per oggi. Dopo la mossa unilaterale del gruppo produttore di elettrodomestici ci sono indicativamente cinque mesi in più, fino alla fine di marzo, per trovare una soluzione. Tradotto: un investitore industriale interessato a subentrare e ad assumere i 400 dipendenti oggi specializzati nella produzione di lavatrici di alta gamma.
Soddisfatto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che in un video su Facebook ha parlato di un «primo passo necessario» e dell’importanza ora di impostare un confronto costruttivo con azienda e sindacato. Il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli riconosce al nuovo inquilino del Mise un cambio di passo («Il ministro ha dimostrato pragmatismo e concretezza»). Ma non risparmia critiche al predecessore e compagno di partito: «È come se si fosse tornati al mese di maggio, quando Whirlpool comunicò la volontà di lasciare Napoli. Abbiamo perso mesi preziosi. Troppa demagogia da campagna elettorale e troppe proposte illusorie da parte del ministro dello Sviluppo economico del Conte uno, Luigi Di Maio», lamenta Bentivogli.
Prima si è tentata la strada delle sanzioni alla multinazionale, poi quella degli incentivi a rimanere (17 milioni). Nessuna delle due ha funzionato. Ora in campo ci sono anche la Regione Campania che parla di mobilitare 20 milioni e il sindaco di Napoli che segnala la possibilità per i lavoratori di rilevare lo stabilimento con un workers buy out. «Va lasciato fuori dal tavolo chi parla di soluzioni illusorie come Luigi De Magistris — taglia corto Bentivogli —. Qualora l’azienda dovesse confermare i suoi piani di cessione, ai lavoratori bisogna dire la verità. E ricercare subito soluzioni industriali che garantiscano la continuità produttiva».
Per il momento l’unico candidato a subentrare resta la Prs di Giovanni Ferrario, imprenditore che vorrebbe produrre nel sito container refrigerati. Si tratterebbe di un’attività che in Italia parte da zero. Secondo il business plan, sarebbe in grado di assorbire i lavoratori dal 2021-2022. Si tratta di un piano credibile? «Non abbiamo avuto possibilità di vedere le carte di Prs finora, impossibile dare giudizi — conclude Bentivogli —. Adesso è è necessario recuperare il tempo perso».