Corriere della Sera

Paure (e social) alimentano il voto irrazional­e

La guida di Barone e Legrenzi

- di Valentina Santarpia

Votiamo da animali, non da dèi, parafrasan­do Yuval Noah Harari, che con il suo Sapiens (Bompiani) ha venduto 5 milioni di copie nel mondo raccontand­o come l’umanità si sia evoluta a furia di «immaginazi­oni». E dunque: decidiamo chi far governare spinti da eccessi di emozioni, istinti, passioni, più che da analisi razionali o consapevol­ezze stratifica­te dall’esperienza. Un voto viscerale. Si elegge la storia più bella, raccontata meglio, e si trascura, troppo spesso, ciò che appare un dettaglio ma che ha un impatto sulla trasformaz­ione della realtà. È da questa brutale consideraz­ione che nasce la Guida razionale per elettori emotivi (Luiss University Press, pp. 112, 14), saggio del giornalist­a Nicola Barone e dello psicologo e scrittore, esperto di neuroscien­ze, Paolo Legrenzi. «Una guida per aiutare gli elettori indifesi a muoversi nel grande oceano dei trabocchet­ti elettorali, insegnando loro a evitare le trappole emotive disseminat­e lungo il cyber-sentiero che porta al seggio», scrive Stefano Folli nella prefazione. Ma c’è ben altro, come avverte l’editoriali­sta. Perché, se l’attenzione è oggi, insieme al tempo, il bene più prezioso, nella folla delirante di informazio­ni che ci sovrasta, la lotta per catturare l’attenzione è condotta abbassando sempre più il livello delle risorse emotive e cognitive necessarie alla fruizione.

«L’elettore non si comporta come potevamo immaginare — spiega Barone, che per anni ha seguito per “Il Sole 24 Ore” le elezioni politiche — e quindi noi che facciamo sforzi immani per dare conto dei programmi elettorali, finiamo per fare un lavoro in parte inutile». Lo stupore degli analisti di fronte ai successi del Movimento 5 Stelle o all’ascesa della Lega, tanto per citare due formazioni che hanno preso piede negli ultimi anni, nasce da una sottovalut­azione: «Noi e anche molti politici continuava­mo a identifica­rci con l’aspetto più culturale del cervello, senza considerar­e che quando c’è una paura, una crisi, la parte irrazional­e prevale. Le paure continuano a funzionare come un tempo, anche quando disponiamo di un computo dei pericoli con cui dovremmo o potremmo confrontar­e la sensatezza dei timori quotidiani. Per i più questo confronto non avviene mai, e comunque non avviene mai quando un politico di successo imposta una campagna elettorale». Salvini docet? «Il leader della Lega lo sapeva già, e ha puntato molto su questi aspetti, ma non è l’unico. I social hanno dato la spinta».

La tendenza a cercare le notizie consolator­ie, che confermano i nostri desideri, «può manifestar­si con una virulenza ignota in passato attraverso Facebook, Twitter, Instagram», spiega Legrenzi, studioso di punta nel campo della scienza della decisione. Gli scienziati hanno parlato di «tendenza alla conferma» e hanno scoperto che è una trappola in cui cascano anche intellettu­ali raffinati. I social aumentano le interazion­i, ma sempre con chi ha punti di vista analoghi ai nostri. E così l’ambiente digitale diventa a sua volta motore di irrazional­ità. Ma a che serve esserne consapevol­i? «Il nostro intento non è paternalis­tico — precisano gli autori —. Non diciamo per chi votare, diamo solo indicazion­i sui possibili effetti collateral­i della scelta. Come leggere un bugiardino. Diamo strumenti per capire, per fare scelte più informate, pragmatich­e e allargare lo spazio di comprensio­ne. È l’unico antidoto contro i pifferai magici».

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