Corriere della Sera

Colpo finale

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messo. Però se la Juve ci mette 36’ per andare in vantaggio — su corner battuto da Bentancur e schiacciat­o di testa da Bonucci che anticipa il portiere — e poi dopo 4’ si fa raggiunger­e, allora vuol dire che la leggerezza e la scarsa cattiveria denunciate dall’allenatore a Lecce sono rimaste dov’erano. La Juve non affronta certo questo tipo di partite con gli occhi della tigre, però lo fa con una nuova maglia, dai numeri invisibili, simbolo di «una grande fusione tra calcio e fashion». Per essere una sfilata di alto livello però manca lo stilista Pjanic, senza contare che i troppi spazi vuoti allo Stadium rendono il clima troppo ovattato.

Eppure quando Dybala inizia ad alzare i giri del suo sinistro, la Juve inizia a divertirsi. Prima un tiro al volo dal limite dell’argentino, alzato da Radu, poi una botta angolata da Ronaldo, deviata ancora dal portiere e soprattutt­o un pallone accompagna­to nel cuore dell’area e calciato dalla Joya, fanno capire che il gol è vicino. Il portiere rumeno si conferma reattivo come pochi sui rasoterra, ma anche tra i più maldestri in uscita. E sul corner successivo la Juve va in vantaggio con Bonucci.

Tra gli juventini l’unico che non dovrebbe proprio adagiarsi è il debuttante Rugani, ma dopo una prima incertezza rimediata da Matuidi, l’ex pupillo di Sarri a Empoli ferma con un pestone Agudelo, scatenato. Schöne si fa parare la punizione da Buffon e sugli sviluppi dell’azione Alex Sandro fa un pasticcio peggiore. Il suo appoggio verso il centro è intercetta­to ancora da Agudelo e la palla finisce verso Kouamé: l’ivoriano tira di destro e si colpisce il piede sinistro, spiazzando Buffon e ridendosel­a di gusto per la magia involontar­ia.

L’allegria però passa in fretta perché a inizio ripresa Cas

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