Corriere della Sera

La madre che denunciò il figlio: «È giusto che Valerio paghi»

Il delitto di Roma, la donna in radio: «Provo vergogna e dolore per questa tragedia»

- Fulvio Fiano Rinaldo Frignani

ROMA Parla soltanto un minuto, all’alba. E sceglie la radio. Uno sfogo fra le lacrime, i singhiozzi, tenuto dentro troppo a lungo. Dolore, imbarazzo, vergogna, ma forse anche l’esigenza di rispettare la strategia difensiva studiata degli avvocati, le avevano impedito — e tuttora le impediscon­o, fino in fondo — di rivelare al mondo cosa l’ha spinta la notte del 24 ottobre scorso a varcare con il marito Giovanni e il figlio Andrea il portone del commissari­ato San Basilio per denunciare il suo Valerio. Ma ai microfoni del Gr1 Rai Gianna Proietti lascia comunque un altro profondo segno sulla vicenda che ormai da dieci giorni attanaglia la Capitale, dopo le parole di Alfonso Sacchi, il papà di Luca, assassinat­o secondo l’accusa proprio da Valerio Del Grosso all’appio Latino al culmine di quella che per chi indaga è stata una compravend­ita di droga finita male.

«È giusto che Valerio adesso paghi e si assuma le sue responsabi­lità. So che lo farà», dice al telefono la madre del presunto killer dalla sua abitazione a Casal Monastero. Poche ore dopo l’omicidio è stata lei — con i suoi parenti — a segnalare alla polizia che il figlio poteva essere coinvolto. Anzi, che era stato proprio lui a premere il grilletto. A confermarg­lielo era stato Andrea che aveva ricevuto la confidenza di un amico, residente sempre nello stesso quartiere di fronte a San Basilio. «Non ho pensato nemmeno un minuto che si potesse fare una cosa diversa da quella che ho fatto — afferma la madre di Del Grosso —. Siamo una famiglia perbene, di lavoratori. Non potevamo aggiungere al dolore di questa tragedia la vergogna di sentirci in qualche modo complici. Ho anche pensato che forse era l’unica maniera per dare a Valerio una speranza di riscatto». Raramente in passato, almeno a Roma, una mamma-coraggio si è spinta così avanti. Almeno in pubblico. «Sono distrutta dal dolore al pensiero che una madre, un padre, un’intera famiglia stanno piangendo la morte di un figlio», ammette la signora Gianna, alla quale i Sacchi rispondono nel pomeriggio senza entrare nel merito di quello che ha detto, ma «ringrazian­do la madre di Valerio e prendendo atto delle sue parole. La vicenda non è ancora chiara e non ce la sentiamo in questo momento di aggiungere altro». «Per ora è meglio mantenere il silenzio», conferma uno degli avvocati della famiglia del personal trainer, Armida Decina. Ma anche se indiretta una prima risposta c’è stata. E nessuno aveva dubbi, vista l’umanità mostrata mercoledì scorso dal papà di Luca che ha chiesto giustizia per il figlio, «morto senza nemmeno sapere perché», e non vendetta.

«Ancora non posso credere che Valerio abbia potuto fare un gesto del genere — riprende la madre del 21enne, finito in carcere insieme con un amico e coetaneo, Paolo Pirino, entrambi accusati di concorso in omicidio volontario e rapina —, e come me la pensano tutti quelli che lo hanno visto crescere in questo quartiere. Anche lui — dice ancora — aveva deciso di consegnars­i alla giustizia, lo so per certo. So che non voleva uccidere, ma di questo aspetto non voglio parlare, ci penseranno gli avvocati. Oggi ci sono solo la vergogna e il dolore per una tragedia per la quale a nome della mia famiglia posso solo chiedere scusa».

Il pianto e le scuse

Le dichiarazi­oni fra le lacrime: «Chiedo scusa, non riesco a credere a quello che ha fatto»

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(Ansa) Sotto accusa Valerio Del Grosso, 21 anni, uno dei due fermati per l’omicidio di Luca Sacchi

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