Dai Giochi alle nozze Una vita tutta d’oro
Antonella e Gianni, la regina del fioretto e il pallanuotista-eroe «Le medaglie, i Giochi e la Storia, i nostri 50 anni di amore» è la regina del fioretto. Lui in vasca uno degli atleti più forti e di maggior carisma. Arriva il primo figlio nel 1970, il
L’ultimo oro è del 23 ottobre scorso. Cinquant’anni di matrimonio, nozze d’oro appunto, metallo cui entrambi sono abituati. Lui, Gianni Lonzi, 81 anni, pallanuotista del Settebello trionfò all’olimpiade di Roma 1960; lei, Antonella Ragno, 79, schermitrice vincitrice ai Giochi di Monaco nel 1972. «Come abbiamo fatto a resistere mezzo secolo? Lui è sempre stato fuori per lavoro, l’avrò visto non più di 15 anni» scherza lei. L’ironia collante di un amore olimpionico. a pagina
FIRENZE L’ultimo oro è arrivato il 23 ottobre. Cinquant’anni di matrimonio, nozze d’oro appunto, metallo prezioso con cui entrambi hanno una certa dimestichezza. Lui, Gianni Lonzi, 81 anni, ex pallanuotista del Settebello che trionfò all’olimpiade di Roma 1960; lei, Antonella Ragno, 79, schermitrice vincitrice ai Giochi di Monaco nel 1972. «Come abbiamo fatto a resistere per mezzo secolo? Lui è sempre stato fuori per lavoro, l’avrò visto non più di quindici anni» scherza lei.
L’ironia è uno degli elementi che ha cementato la coppia. Oltre ovviamente allo sport, con le Olimpiadi a scandire incontri e corteggiamenti. «Ci siamo visti per la prima volta alla cerimonia di chiusura di Roma. Lui già un campione, io non sapevo nemmeno cosa fosse la pallanuoto» ricorda lei. Un’occhiata, un saluto e passano altri quattro anni.
«La rividi a Tokyo nel 1964, la portai in bicicletta nel villaggio olimpico» rammenta lui. E lei: «Già mi veniva dietro...». Ma ancora niente, devono aspettare Messico ‘68.
«Esattamente la “semana preolimpica” organizzata l’anno prima per abituarsi all’altura. Non c’erano gare, eravamo allegri e spensierati». Aggiunge lei: «È lì che è scoppiata la scintilla». Corregge lui: «Semmai la bomba».
Nasce così quella che adesso si direbbe una coppia glamour, con benedizione del Coni e di tutto l’ambiente sportivo. Lei, figlia d’arte (il padre Saverio fu oro a squadre a Berlino nel ‘36), 9 titoli italiani,
e poi dirigente, presidente mondiale e ancora adesso europeo della commissione tecnica della Federazione.
«Ho sempre goduto dei suoi successi, mai provato invidia — assicura lei —. Siamo sempre stati in sintonia, anche se non è stato facile crescere i figli con lui spesso lontano. Ma lo sapevo fin dall’inizio che non avrebbe mai rinunciato alla sua passione».
A 81 anni Lonzi è a casa un paio di giorni a settimana, pianifica calendari e presiede incontri in giro per il mondo. Una carriera senza intervalli. «Ma se mi chiedono qual è la medaglia più bella, anche se qualcuno del mio ambiente può storcere il naso, io rispondo quella al valore civile per l’alluvione di Firenze».
Il quartiere di Firenze dove è nato, cresciuto e ancora vive, sulla riva sinistra dell’arno, il 4 novembre del 1966 fu sommerso. «L’acqua nelle strade era alta cinque metri, ma per me era solo il fiume dove avevo sempre nuotato. Non ci pensai un attimo e mi tuffai».
Dall’alba fino al pomeriggio non si risparmia. «Un nonno mi chiese di andare a prendere il suo nipotino, recuperai un anziano immobilizzato a letto, due giovani pompieri alla deriva su un barcone...». Alla fine sono 49 le persone che riesce a portare in salvo. «Solo dopo, vedendo le immagini, mi resi conto del pericolo. Però aiutare gli altri è stata la soddisfazione più grande della mia vita». Chiosa la moglie: «Come potevo farmi sfuggire un eroe».
L’alluvione
Lonzi nel 1966 salvò 49 persone dalla furia dell’arno, che aveva sommerso Firenze
In mezzo secolo di vita assieme la coppia Lonzi-ragno ha trovato nuovi terreni comuni. Lei ha dimenticato la scherma e apprezzato palloni e piscine, lui ha scoperto il burraco e la lirica («ma preferisce i balletti perché vede il gesto atletico» lo punzecchia lei).
Lui adesso è un po’ stanco di viaggiare ma non vuole mollare. «La bellezza dello sport è stare con i giovani». Lei lo guarda ancora innamorata. «Con lui mi sono sempre sentita sicura. Cinquant’anni, in effetti, sono volati».