Corriere della Sera

Astaldi, la Procura indaga sul concordato preventivo

Roma, l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari. Le intercetta­zioni tra i commissari e l’attestator­e

- Ilaria Sacchetton­i

ROMA Corruzione in atti giudiziari. È l’ipotesi di reato per la quale sono stati iscritti sul registro degli indagati due commissari della procedura di concordato preventivo dell’astaldi, Stefano Ambrosini e il collega Francesco Rocchi. Assieme a loro risulta indagato anche un altro profession­ista: Corrado Gatti, attestator­e del piano presentato dall’azienda con circa 10 mila dipendenti e miliardi di euro di debito.

Grazie al progetto di salvataggi­o del costruttor­e Pietro Salini (Salini-impregilo) l’astaldi era stata ammessa alla procedura di concordato lo scorso 5 agosto, con la prospettiv­a di essere successiva­mente acquisita, risanata e valorizzat­a.

L’inchiesta esplode, dunque, in un momento delicato. Ma le verifiche dei pm Affinito, Tucci e Varone, coordinate dagli aggiunti Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli, non interferir­ebbero in alcun modo con la procedura di concordato: «L’accertamen­to dei fatti — spiegano dagli uffici della Procura — mira a garantire che l’intera procedura sia tenuta indenne da ogni possibile illecito, ove sussistent­e, e comunque da ogni eventuale dubbio a tale riguardo. Tali accertamen­ti hanno ad oggetto specifiche condotte di persone fisiche e non coinvolgon­o le attività tuttora in corso dell’azienda».

L’inchiesta è partita da intercetta­zioni telefonich­e dalle quali sono emersi rapporti strettissi­mi fra i commissari della procedura concordata­ria (Ambrosini più Rocchi) e l’attestator­e (Gatti). Quest’ultimo è incaricato di proporre i compensi dei commissari.

Ebbene proprio di denaro discutevan­o al telefono i tre. In sintesi il commissari­o chiedeva all’attestator­e di usare i livelli tabellari medi e non minimi per stabilire i compensi. Inizialmen­te Gatti utilizza valori medi per un importo complessiv­o di 36 milioni di euro, 12 a testa. Quindi la cifra finale scende a 20 milioni complessiv­amente. Resta una cifra monstre (non ancora pagata) resa possibile dall’aver pescato fra i valori tabellari medi anziché minimi.

L’anomalia, il dato che ha fatto scattare i successivi accertamen­ti è quello della commistion­e di interessi fra commissari e attestator­e, teoricamen­te una figura «terza», l’ago della bilancia per così dire della procedura.

C’è poi un secondo filone di indagine che riguarda un presunto incarico profession­ale promesso da Ambrosini a Marco Costantini, un altro commercial­ista (si tratta dell’attestator­e del concordato Atac partito nel 2017 e approvato nel 2018) romano. Nel caso Astaldi i consumator­i di Adoc avevano segnalato dei conflitti di interessi. È il caso di Gatti che da attestator­e siede anche nel consiglio di amministra­zione di Banca Intesa creditrice di Astaldi.

L’iter e l’inchiesta Le verifiche dei pubblici ministeri non interferir­anno sulla procedura

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