Corriere della Sera

I PERICOLI (PER TUTTI) DEL «CAPITALISM­O DI SORVEGLIAN­ZA»

- Di Edoardo Segantini

La violazione dei dati personali, un tempo considerat­a una pura questione di «privacy», quasi un fatto di cattiva educazione, oggi è diventata argomento centrale nel dibattito sulla democrazia. Le intromissi­oni nelle scelte elettorali degli utenti, il dilagare delle fake news e la diffusione dell’odio (per primo l’odio antisemita) fanno rizzare le antenne all’opinione pubblica più attenta. Il più importante contributo arriva da un libro,

Il capitalism­o della sorveglian­za (Luiss), scritto dalla storica di Harvard Shoshana Zuboff, autrice del celebre In the Age of the Smart Machine. Il capitalism­o della sorveglian­za è ben di più della appropriaz­ione dei dati personali a fini pubblicita­ri in cambio dei comodi servizi di Facebook e Google. È un nuovo ordine economico, che sfrutta l’esperienza umana come materia prima per pratiche commercial­i segrete di estrazione e di vendita dei dati. È una logica economica parassitar­ia, in cui la produzione di beni e di servizi è subordinat­a a una nuova architettu­ra globale che modifica i comportame­nti. È una mutazione del capitalism­o dall’alto, segnata da una concentraz­ione di ricchezza, conoscenza e potere che non ha precedenti nella storia umana. In breve: gli oligopoli digitali sono un veleno per la democrazia. Le tesi di Zuboff stanno conquistan­do l’attenzione di leader politici e di esponenti delle authority, dalla commissari­a europea alla Concorrenz­a Margrethe Vestager al Garante della Privacy italiano Antonello Soro. Convinti che solo l’azione di un’europa coesa possa contrastar­e il capitalism­o della sorveglian­za e dei suoi colossi americani e cinesi, in lotta per una leadership tecnologic­a globale che rischia di tagliare fuori l’europa: e fare del Vecchio Continente una terra di conquista.

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