Musei, il ministro: «L’accademia sarà autonoma»
La conferenza dell’aici
«Tornerà l’autonomia dell’accademia». Lo ha confermato con parole nette ai cronisti il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, ieri a Firenze. Il museo fiorentino che custodisce il David di Michelangelo recupererà, così, l’autonomia persa con la «controriforma» del precedente ministro Alberto Bonisoli, congelata cautelativamente a settembre dallo stesso Franceschini appena tornato ai Beni culturali, e si smarcherà dal controllo degli Uffizi. La norma di Bonisoli, secondo Franceschini, «era stata immaginata per risparmiare dei posti da dirigente di seconda fascia. Abbiamo trovato un’altra modalità e quindi tornerà l’autonomia».
Franceschini era a Firenze per partecipare alla sesta conferenza nazionale dell’aici, l’associazione che riunisce 115 istituzioni culturali italiane, istituti e fondazioni che lavorano nei campi più svariati: storico, artistico, linguistico, archeologico.
«Gli istituti culturali, anche se a volte sono stati trascurati, sono una forza enorme nel nostro Paese, un modo di difendere la storia locale, fare ricerca, formazione», si è rivolto loro Franceschini. «Stiamo lavorando alla ricostruzione di una centralità della cultura nelle scelte strategiche: non è solo un dovere costituzionale, ma anche una grande arma per gestire le paure del presente. Negli anni passati sono stati già effettuati miglioramenti alle tabelle ministeriali su cui si basano i finanziamenti alle istituzioni culturali. Andremo avanti su quella strada, già da quest'anno: sono risorse spese bene». Il ministro ha rilanciato il progetto del 2017 della Digital Library della cultura italiana, una biblioteca digitale «che metta in rete l’intero patrimonio culturale italiano, raccogliendo il materiale presente negli Archivi di Stato, nelle
biblioteche e negli istituti culturali», una memoria che, nell’era dei big data, ha anche un grande valore economico.
Nella tre giorni fiorentina che si chiude oggi è stato messo a punto un aggiornamento della Carta di Ravello, siglata da Aici lo scorso anno. «Un patto per la cultura — lo ha chiamato il presidente Aici Valdo Spini — che metta insieme le istituzioni culturali, le università, le componenti della società civile e produttiva con le istituzioni nazionali e territoriali». Nel documento si pone l’accento, fra l’altro, sulla formazione, con la richiesta che venga favorito il riconoscimento nel mondo accademico del lavoro che tanti, specialmente giovani, svolgono in fondazioni e istituti culturali. E si dà uno sguardo al Mediterraneo verso il quale, sottolinea Spini, «abbiamo una particolare responsabilità e dobbiamo esercitarla tutta». Una responsabilità anche culturale su cui, a detta dell’ex presidente francese François Hollande, intervenuto all’incontro fiorentino, l’europa è venuta meno. «L’unione europea non ha mai avviato nessun grande cantiere culturale su vasta scala, non ha contribuito a nessun censimento della sua ricchezza di patrimonio culturale, non ha costruito nessun edificio culturale simbolico, grande biblioteca o collezione d’arte contemporanea».
«È il momento di un riarmo culturale», si scalda con forza Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia. «Però è ora di dire basta a una cultura di stampo manageriale dove contano solo i numeri dei visitatori. La cultura si deve occupare di quello che non c’è. A un responsabile culturale la vera domanda che va fatta è: la tua azione ha favorito il dialogo, il confronto, lo scontro?».