Da che parte sta Auschwitz
Il sindaco di Predappio ha negato a due studenti il contributo per un viaggio ad Auschwitz, considerandolo «di parte». Il Treno della Memoria nei suoi pensieri all’incontrario va. Altrimenti, sostiene lui, farebbe sosta anche davanti alle foibe e ai gulag. Nessuno ha avuto il coraggio di avvertirlo che il convoglio non si ferma neppure sui campi di battaglia di Attila e Gengis Khan. E che qualcuno, forse un macchinista amico della Boldrini, ha deciso di saltare la fermata di Canne per non irritare i nipotini scafisti di Annibale.
Il sindaco di Predappio ha un pensiero fisso. Talmente fisso da fargli dimenticare che l’ultimo a esporsi su certe questioni dovrebbe essere il primo cittadino di un paese che ha dato i natali all’alleato di
Hitler. Questo pensiero è: non esiste memoria condivisa e persino lo sterminio di sei milioni di ebrei appartiene alla storia di una fazione anziché a quella di tutti, come invece molti di noi si ostinano a considerare ovvio. Secondo il sindaco, la sinistra ha usato alcune tragedie universali come strumento di propaganda politica. Una ragione in più per non lasciargliene l’esclusiva, verrebbe da dire. Accettando un dato di fatto incontrovertibile: in Italia (per fortuna) non abbiamo avuto lo stalinismo. Abbiamo avuto (purtroppo) il nazifascismo. Ed è solo per questo che parliamo più spesso di lager che di gulag, non certo perché tra i crimini contro l’umanità sia possibile stilare una graduatoria.