Corriere della Sera

Da che parte sta Auschwitz

- di Massimo Gramellini

Il sindaco di Predappio ha negato a due studenti il contributo per un viaggio ad Auschwitz, consideran­dolo «di parte». Il Treno della Memoria nei suoi pensieri all’incontrari­o va. Altrimenti, sostiene lui, farebbe sosta anche davanti alle foibe e ai gulag. Nessuno ha avuto il coraggio di avvertirlo che il convoglio non si ferma neppure sui campi di battaglia di Attila e Gengis Khan. E che qualcuno, forse un macchinist­a amico della Boldrini, ha deciso di saltare la fermata di Canne per non irritare i nipotini scafisti di Annibale.

Il sindaco di Predappio ha un pensiero fisso. Talmente fisso da fargli dimenticar­e che l’ultimo a esporsi su certe questioni dovrebbe essere il primo cittadino di un paese che ha dato i natali all’alleato di

Hitler. Questo pensiero è: non esiste memoria condivisa e persino lo sterminio di sei milioni di ebrei appartiene alla storia di una fazione anziché a quella di tutti, come invece molti di noi si ostinano a considerar­e ovvio. Secondo il sindaco, la sinistra ha usato alcune tragedie universali come strumento di propaganda politica. Una ragione in più per non lasciargli­ene l’esclusiva, verrebbe da dire. Accettando un dato di fatto incontrove­rtibile: in Italia (per fortuna) non abbiamo avuto lo stalinismo. Abbiamo avuto (purtroppo) il nazifascis­mo. Ed è solo per questo che parliamo più spesso di lager che di gulag, non certo perché tra i crimini contro l’umanità sia possibile stilare una graduatori­a.

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