Corriere della Sera

Ritrasse le donne-mucca, deve fuggire dall’india «Vivevo nella paura»

Sujatro Ghosh, 26 anni, e una fama mondiale, si rifugia a Berlino

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«Prima ricevevo minacce sui social, poi sono arrivate telefonate minatorie: “So dove abiti, quello che pensi, sei di Calcutta, un comunista”. Infine ho iniziato a essere seguito, sono venuti a cercarmi fino a casa dei miei genitori… Temevo di diventare io stesso il bersaglio di un linciaggio di gruppo, come quelli che prendono di mira i “dissacrato­ri” di vacche, vere esecuzioni senza processo».

Così un mese fa il fotografo indiano Sujatro Ghosh, di passaggio a Roma, ci aveva spiegato perché stava fuggendo dal suo Paese. A farlo finire nel mirino dei fanatici indù le sue «donne mucca», immagini riprese due anni fa sui media internazio­nali: «Volevo rendere il paradosso di un Paese dove ci vuole più tempo a rendere giustizia a una donna che a una vacca», animale sacro difeso dagli estremisti indù che danno la caccia a chi macella o mangia il manzo, per lo più musulmani, cristiani e i fuori casta.

Ora che è riuscito a stabilirsi a Berlino, Ghosh ci autorizza a raccontare la sua storia. «È triste che nel giorno in cui l’europa ricorda la caduta del Muro, l’india eriga il suo. La sentenza della Corte Suprema sulla città sacra di Ayodhya è una barriera che divide ancora di più induisti e musulmani. Ma sapevamo che sarebbe finita così: era uno dei punti in cima all’agenda dei nazionalis­ti

● Sujatro Ghosh, 26 anni, è un fotografo di Calcutta che si è rifugiato a Berlino dopo le minacce subite per via del suo progetto sulle «donne mucca», ora diventato un film: «Holy Cow» di Candice Vallantin. Sul sito del Corriere la video intervista con lui indù al governo».

A Roma portava jeans e camicia bianca, l’aria pacata ma determinat­a di chi sa cosa vuole nonostante i suoi 26 anni. «Guardi qui — diceva mostrando il suo smartphone — un anno fa mi hanno inserito nel gruppo Twitter delle persone invise al Bjp (i nazionalis­ti indù, ndr).

Perché ha lasciato l’india proprio ora?

«A gennaio uscirà un documentar­io sul mio progetto e la situazione per me era diventata più difficile. Quando sono venuti a cercarmi fino a casa dei miei genitori…, ho deciso che non volevo più vivere nella paura. Temevo di diventare io stesso il bersaglio di un linciaggio di gruppo».

Libertà è non avere paura.

«Non era il tipo di stato mentale in cui volevo vivere. Stava compromett­endo la mia salute psichica. Per questo sono scappato. Ma la nostalgia è già in agguato. Per sentirmi a

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