Conte-di Maio: il duello sull’ilva agita il governo
Il leader 5S: no allo scudo. Arcelormittal se ne va Parla Zingaretti: presentarsi uniti contro la destra
Arcelormittal ha depositato l’atto per chiedere il recesso dal contratto d’affitto dell’ex Ilva. E nel governo si apre lo scontro sullo stabilimento di Taranto. Di Maio ribadisce il «no» allo scudo penale.
ROMA È già sul tavolo del presidente del Tribunale di Milano Roberto Bichi l’atto di citazione da poco depositato dai legali di Arcelormittal per chiedere il recesso del contratto d’affitto dell’ex Ilva. L’azienda sostiene di aver esercitato il recesso «perché sono venute meno le tutele legali», ma in subordine, il gruppo francoindiano chiede al tribunale di Milano di accertare e dichiarare «l’intervenuta risoluzione del contratto perché è divenuto impossibile eseguirlo e/o, comunque, ne è venuto meno un presupposto essenziale». I legali di Arcelormittal sostengono che «in ogni caso, anche se la protezione legale fosse ripristinata, non sarebbe possibile eseguire il contratto» perché la magistratura ha ordinato di spegnere l’altoforno 2.
Già oggi potrebbe essere presentato al tribunale di Milano il ricorso cautelare urgente, ex articolo 700 del Codice di procedura civile, con cui l’amministrazione straordinaria di Ilva si oppone al recesso dal contratto. Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, riferiscono fonti parlamentari, ha inviato ad Arcelormittal le controproposte del governo affinché si riprenda la trattativa sull’ex Ilva. Tra queste anche la possibilità di uno scudo penale, oltre alla revisione del contratto d’affitto e alla eventualità della cassa integrazione per i lavoratori. Senza però avere risposta.
Ieri mattina il capo del governo ha incontrato diversi parlamentari M5s pugliesi, e quando è emerso il tema della tutela legale il confronto si è irrigidito, con l’ex ministro Barbara Lezzi che ha ribadito: «Non abbiamo votato lo scudo prima e non lo faremo dopo». «Vorrei ricordare ai parlamentari 5 stelle che proprio la drammatica situazione con la famiglia Mittal, impone l’adozione di una norma generale che garantisca la certezza del diritto a chi vuole venire a investire in Italia», dice il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci. Luigi Di Maio non è d’accordo: «Se provochi un disastro ambientale, devi pagare. La situazione è stata ignorata per anni. Non ci sottrarremo mai al dossier dell’ilva, ma per mettere a norma l’impianto è necessario tempo». E intervenendo a Fuori dal coro su Retequattro ha parlato di un eventuale emendamento per lo scudo penale di Pd e Iv: «Un problema enorme per la maggioranza. Se cominciamo con gli sgambetti Italia viva è quella che ha più da perdere». Secondo il ministro dell’economia Roberto Gualtieri «occorre avviare un dialogo con Arcelormittal e il governo deve mettere in campo tutti gli strumenti possibili per sostenere e aiutare una moderna e competitiva siderurgia a ciclo integrale a Taranto» mentre per il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia «non si può fare a meno dell’ilva, perché è parte fondamentale della siderurgia italiana, serve molta parte dell’industria italiana e se vogliamo mantenere una posizione di rilievo è un elemento imprescindibile».
Le divisioni Delrio: nervi saldi, non è possibile che un ministro dica una cosa e uno ne dica un’altra