Corriere della Sera

Il sovranismo della bellezza

- di Massimo Gramellini

Siamo nella melma. Letteralme­nte, con piazza San Marco e i Sassi di Matera sott’acqua, le altre città d’arte a rischio-palude e neanche uno straccio di progetto per mettere in sicurezza la cassaforte a cielo aperto più preziosa del mondo, incautamen­te affidata dal destino alle nostre cure. Il cambiament­o climatico è in atto, lo riconosce persino chi nega che dipenda dall’uomo. Il Mediterran­eo ha cominciato ad assomiglia­re ai Caraibi e le piogge aumentano di intensità e di frequenza. Ce se ne può infischiar­e, lasciando alla Protezione Civile il compito di metterci ogni volta una pezza, finché potrà. Oppure, dal momento che a quanto pare il Paese pullula di patrioti, compattars­i al grido di «Prima l’italia» e avviare la più eroica delle imprese: la ricucitura del territorio e la tutela delle sue meraviglie. Basterebbe un mese. Un mese senza polemiche, insulti e beghe di bottega, durante il quale varare all’unanimità, da Salvini a Boldrini, un piano nazionale di piccole opere pubbliche per rinforzare gli argini dei fiumi e dei torrenti, difendere le strade dall’incombere delle frane, proteggere monumenti e musei. Nel prossimo decennio, necessario alla sua attuazione, un programma del genere metterebbe in salvo il patrimonio naturale e artistico, creerebbe nuovi posti di lavoro e, quel che più conta, darebbe finalmente un senso di marcia e di identità ai tanti italiani che lo hanno smarrito.

È solo un sogno a occhi aperti e bagnati. Sarà la pioggia, scusate.

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