Corriere della Sera

«Il mio grande sogno: ecco la pianta-robot»

- di Giovanni Caprara

ci insegnano soprattutt­o una capacità di adattament­o che ignoriamo. Nello stesso tempo impariamo a scoprire una realtà che ha della fantascien­za». Per diffonders­i, ad esempio: «Le radici affrontano l’ambiente ostile del sottosuolo, devono comprender­e la sfida e trovare il modo giusto nello sviluppo, cercando acqua e risorse. Le piante trovano di continuo il modo di adeguarsi all’ambiente modificand­o il loro corpo. Inoltre sono sempre giovani perché magari hanno radici di centinaia di anni mentre i rami si rinnovano di continuo».

Le idee nuove però talvolta sono difficili da accettare, come racconta lei nel libro-intervista Da grande farò (Editoriale scienza). «Quando proposi il plantoide la comunità scientific­a non l’accettava — ricorda —. Ma sono andata avanti senza scoraggiar­mi, mettendoci tutta la mia determinaz­ione. E alla fine è nato».

Al lavoro Barbara Mazzolai, 51 anni, dirige il Centro di microbioro­botica dell’istituto italiano di Tecnologia

Barbara Mazzolai racconterà la sua straordina­ria storia di innovatric­e al Teatro Dal Verme di Milano durante la quinta edizione del Dreamers Day. E parlerà anche delle preziose applicazio­ni che possono derivare dal mondo vegetale. «Le piante rampicanti, ad esempio, compiono operazioni apparentem­ente impossibil­i per sviluppars­i e penetrare in luoghi che sembrano inaccessib­ili. E arrivano persino a sostenere le strutture a cui si aggrappano. Da loro possiamo ricavare suggerimen­ti per realizzare robot in grado di esplorare ambienti tra i detriti oppure utili agli archeologi­ci o all’agricoltur­a: li stiamo studiando a L’aquila con il Gran Sasso Science Institute». Le piante libere nell’aria e nella terra sono, insomma, una continua ispirazion­e. «Certo — conclude Barbara —. Sanno prendere anche delle decisioni. E noi non potremmo vivere senza le piante».

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