«Il mio grande sogno: ecco la pianta-robot»
ci insegnano soprattutto una capacità di adattamento che ignoriamo. Nello stesso tempo impariamo a scoprire una realtà che ha della fantascienza». Per diffondersi, ad esempio: «Le radici affrontano l’ambiente ostile del sottosuolo, devono comprendere la sfida e trovare il modo giusto nello sviluppo, cercando acqua e risorse. Le piante trovano di continuo il modo di adeguarsi all’ambiente modificando il loro corpo. Inoltre sono sempre giovani perché magari hanno radici di centinaia di anni mentre i rami si rinnovano di continuo».
Le idee nuove però talvolta sono difficili da accettare, come racconta lei nel libro-intervista Da grande farò (Editoriale scienza). «Quando proposi il plantoide la comunità scientifica non l’accettava — ricorda —. Ma sono andata avanti senza scoraggiarmi, mettendoci tutta la mia determinazione. E alla fine è nato».
Al lavoro Barbara Mazzolai, 51 anni, dirige il Centro di microbiorobotica dell’istituto italiano di Tecnologia
Barbara Mazzolai racconterà la sua straordinaria storia di innovatrice al Teatro Dal Verme di Milano durante la quinta edizione del Dreamers Day. E parlerà anche delle preziose applicazioni che possono derivare dal mondo vegetale. «Le piante rampicanti, ad esempio, compiono operazioni apparentemente impossibili per svilupparsi e penetrare in luoghi che sembrano inaccessibili. E arrivano persino a sostenere le strutture a cui si aggrappano. Da loro possiamo ricavare suggerimenti per realizzare robot in grado di esplorare ambienti tra i detriti oppure utili agli archeologici o all’agricoltura: li stiamo studiando a L’aquila con il Gran Sasso Science Institute». Le piante libere nell’aria e nella terra sono, insomma, una continua ispirazione. «Certo — conclude Barbara —. Sanno prendere anche delle decisioni. E noi non potremmo vivere senza le piante».