Corriere della Sera

L’ex generale dei Marines «Italiani preziosi in Iraq l’isis senza Califfo è forte»

John Allen: «Siate fieri». Un appello sui traumi dei bimbi

- di Maurizio Caprara @dbcdan

«N on credo che cambi molto», risponde il generale John Rutherford Allen quando gli si domanda quali effetti avrà nella lotta allo «Stato Islamico» la recente morte di Abu Bakr al Baghdadi, il principale capo dell’organizzaz­ione. Lo dice con un disincanto dovuto ai vari ruoli ricoperti in passato: comandante di 150 mila militari in Afghanista­n tra truppe americane e forze della Nato, inviato speciale del presidente statuniten­se Barack Obama per consolidar­e la coalizione internazio­nale contro i fondamenta­listi musulmani di Daesh, o Isis, marine arrivato in alto nelle gerarchie che diresse operazioni in Iraq.

Adesso Allen presiede la Brookings Institutio­n, uno dei principali centri di studi e riflession­e americani su un mondo meno ordinato di prima. In questa intervista esclusiva parla di attività delle forze speciali in teatro di guerra senza illudersi che bastino le armi a garantire vittorie. Occorreran­no grandi sforzi, è convinto, per riparare i traumi inferti da quasi un decennio di combattime­nti al popolo e alla gioventù siriana, a cominciare dai bambini.

Signor generale, lei è al corrente del ferimento di cinque militari italiani vicino Kirkuk. Gran parte del nostro Paese prima di domenica non sapeva neppure che abbiamo ancora militari in Iraq. Di certo non sa che cosa fanno le forze speciali alle quali appartengo­no i cinque uomini colpiti da una bomba nascosta. Del resto, le azioni di queste unità sono per lo più segrete. Lei che le ha conosciute può spiegare se sono utili nella lotta a Daesh e perché?

«L’italia è stato uno dei primissimi Paesi a impegnare forze, i carabinier­i, per sostenere gli iracheni nel rimettere in piedi la loro polizia. Lo Stato Islamico la aveva devastata. Ma a un altro livello abbiamo avuto anche una coalizione di operatori speciali. Da tanti anni addestriam­o militari iracheni e curdi, i peshmerga».

Addestrati in che cosa?

«Nel difendere le loro aree ed eliminare la presenza dello Stato Islamico. La sua domanda è importante perché il popolo italiano dovrebbe essere fiero di quello che i carabinier­i e le vostre forze speciali hanno fatto. Anche grazie a loro iracheni e curdi sono stati capaci di difendersi. Non so quanto si resterà in Iraq, ma la coalizione è lì finché gli iracheni non saranno in grado di affrontare Daesh da soli».

Un mestiere duro.

«Le persone delle forze speciali vivono in un mondo molto duro. È un mondo spesso nell’ombra, è importante che nessuno sappia chi sono e che cosa stanno facendo. L’altro lato della medaglia è che gli iracheni da addestrare sono quelli tenuti a combattere direttamen­te lo Stato Islamico. Il contributo dell’italia e degli altri Paesi della coalizione comporta due cose. La prima: gli iracheni alla fine recuperera­nno l’integrità territoria­le. La seconda: il successo dell’iraq contro lo Stato Islamico non dovrà preoccupar­vi di dover combattere i suoi uomini in Italia. Conta».

La fine di al Baghdadi, morto in ottobre durante un’azione di unità speciali americane in Siria, cambia qualcosa nella lotta all’isis?

«Non credo che cambi molto. Presi il comando delle forze in Afghanista­n dopo la morte di Osama bin Laden. Si ripeteva che da allora la storia sarebbe cambiata, che al Qaeda sarebbe svanita. Ciò che accade con questi gruppi è che velocement­e si dotano di un nuovo leader, il quale diventa la invisibile guida spirituale dell’organizzaz­ione».

In Siria e Iraq Daesh ha perso il controllo di territori. Perché resta pericoloso?

«Rimane molto pericoloso in Iraq e Siria. Lo Stato Islamico

Inaudito «Terribile lasciare i curdi Ci siamo ritirati coi civili che ci tiravano la verdura e i russi che arrivavano»

ha tre teste. Una è la presenza sul terreno laggiù. La seconda è la dimensione provincial­e: anche in Nord Africa, con Boko Haram in Nigeria, nel Sinai, in Afghanista­n, Pakistan, nel Sud Est asiatico. La terza testa è su Internet: recluta e raccoglie danaro».

Dunque dopo al Baghadi?

«Qualcuno ne prenderà il posto. Morto bin Laden, toccò ad Ayman al-zawahiri. Dunque dobbiamo tenere alta la pressione».

Il presidente statuniten­se Donald Trump, che nel ritirare forze americane dalla Siria del Nord ha permesso l’offensiva turca contro i curdi, riceve oggi a Washington il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan. Quale accoglienz­a prevede?

«Da parte di Congresso e popolo, mista. È stato terribile l’abbandono dei curdi, alleati preziosi. I soldati americani hanno sgomberato postazioni sotto lanci di verdura, poi sono entrati i russi. Mai visto nulla di simile».

Che cosa di altro non vediamo della guerra in Siria?

«Nel parlare di ricostruzi­one si pensa a strade, ponti, città. Ma il danno alla dimensione umana è stato incommensu­rabile: anni nei quali i bambini sono stati impossibil­itati ad andare a scuola, tanti soffrono di malnutrizi­one e disordine da stress post-traumatici. Alcuni sono la prossima generazion­e dello Stato Islamico. Occorrerà ricostruir­e la popolazion­e».

 ?? (Afp) ?? Nassiriya I fuochi delle proteste contro il governo
(Afp) Nassiriya I fuochi delle proteste contro il governo
 ??  ?? In piazza
La polizia irachena disperde i contestato­ri del governo ieri nel centro di Bagdad. Lunedì scorso, nella provincia di Dhi Qar, nel Sud, due persone sono morte. La scorsa settimana sono stati uccisi almeno 12 manifestan­ti a Bassora mentre a Bagdad il 9 novembre le vittime sono state almeno sei. Le proteste in Iraq sono in corso da ottobre e hanno provocato 260 morti.(ap Photo/hadi Mizban)
In piazza La polizia irachena disperde i contestato­ri del governo ieri nel centro di Bagdad. Lunedì scorso, nella provincia di Dhi Qar, nel Sud, due persone sono morte. La scorsa settimana sono stati uccisi almeno 12 manifestan­ti a Bassora mentre a Bagdad il 9 novembre le vittime sono state almeno sei. Le proteste in Iraq sono in corso da ottobre e hanno provocato 260 morti.(ap Photo/hadi Mizban)
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy