«Emergenza clima Così salveremo le nostre città d’arte»
Il direttore dell’unità di sicurezza del Mibact
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«Con i cambiamenti climatici è evidente che siamo di fronte a una nuovissima emergenza anche culturale». Il prefetto Fabio Carapezza Guttuso è il direttore generale dell’unità per la sicurezza del patrimonio culturale nel segretariato generale del ministero dei Beni culturali.
Prefetto Carapezza Guttuso, qualche linea guida per prevenire i danni causati dalle piogge torrenziali.
«La situazione è complessa e difficile, il Patrimonio è immenso. Anzitutto massima attenzione alle previsioni meteo, ormai molto precise. Poi minuziosa manutenzione dei luoghi più delicati, soprattutto quelli con strutture lignee, con ispezione regolare di caditoie e tegole. Sembrano sciocchezze, ma le strutture storiche che hanno ceduto nei terremoti, nel 90% dei casi avevano travi imbevute d’acqua, soprattutto nelle chiese. Con la rarefazione del personale ecclesiastico è finita la vigilanza continua».
● Fabio Carapezza Guttuso ha 65 anni ed è prefetto
● Dirige l’unità per la sicurezza del patrimonio Mibact
Cosa fa il ministero quando arrivano queste tempeste?
«Diramiamo indicazioni ai segretariati distrettuali per un controllo immediato di tutti gli edifici di competenza ministeriale: musei, biblioteche, archivi. Il controllo va fatto con precisione: è la cultura della prevenzione. Compito difficile con così tanti tesori».
San Marco è di nuovo allagata, con i marmi del XII secolo ricoperti d’acqua...
«La competenza è della Procuratoria di San Marco ma noi collaboriamo assiduamente. Anche qui è essenziale lo studio delle previsioni per calibrare subito le pompe di uscita. Occorre intervenire subito perché l’acqua alta porta con sé residui di petrolio, sali, acidi e altri depositi: autentici veleni corrosivi per quei marmi preziosissimi».
Inevitabile pensare a Firenze, all’alluvione del novembre 1966, ai libri distrutti, alle opere danneggiate...
«Tutte le realtà museali e culturali italiane hanno un dettagliato piano di emergenza. Per la Biblioteca nazionale di Firenze oggi esiste un’allerta per trasportare i materiali dal pianterreno ai piani più alti. Lo stesso per il Bargello. Per le statue all’esterno sono previsti i sacchi di sabbia e speciali tessuti in microfibra che filtrano l’acqua».
Può verificarsi ancora un disastro come nel 1966?
«Possiamo dire che sono pronti tutti i piani emergenziali più efficaci, dettagliati e moderni per scongiurarlo».
In quanto a Matera, Capitale europea della Cultura, e ai fiumi di fango visti sul web?
«Lì la competenza è degli enti locali ma mi sembra evidente l’urgenza assoluta di interventi per la tenuta delle acque. Matera va protetta».
L’italia è ricca di aree archeologiche su terreni delicati: Pompei ed Ercolano, i Fori a Roma, Ostia Antica. Come comportarsi?
«Sono vere e proprie città. Occorre irreggimentare la caduta delle acque, assicurare deflusso e smaltimento come nelle città. Il soprintendente deve comportarsi un po’ come un sindaco. E poi ci sono da controllare le zone franose vicine ai siti culturali. Lì, senza prevenzione, la situazione può essere terrorizzante».
Quanto costa tutto questo?
«I piani di emergenza sono predisposti da tempo, non esistono adesso cifre complessive. Ma, per regolarci, so che costerà 800 milioni il piano triennale per la certificazione di prevenzione degli incendi in 300 delicati edifici del Patrimoni culturale. Un costo alto, ma nessuna cifra è eccessiva quando si tratta di prevenire devastazioni, distruzioni che comporterebbero costi enormemente più alti e l’irreparabile perdita di tesori culturali».