Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano
Milano città egoista e cannibale?
Ferruccio Resta, rettore del Politecnico, eccellenza internazionale, scuote la testa. «Sono convinto che Milano non solo non è egoista, ma al contrario è una città aperta come mai. Però prima vorrei fare una premessa».
Quale?
«Noi avremmo bisogno di un’europa unita con politiche comunitarie forti da opporre a Stati Uniti e Cina. Discutere di “fossati” tra Milano e il resto del Paese va nella direzione opposta rispetto a ciò di cui abbiamo bisogno».
Difficile però negare che tra Milano e il Paese non ci siano differenze. A partire dal Pil: il doppio rispetto al resto d’italia.
«Ritengo che la grande forza del nostro Paese sia nella diversità. Ogni territorio ha dei punti di forza e di debolezza e ogni territorio deve trovare la sua vocazione nei punti di forza».
Qual è stato il punto di forza di Milano che sta vivendo il suo momento d’oro?
«Milano ha un suo segreto. È la collaborazione continua tra istituzioni pubbliche e private. Quando vediamo che un’altra istituzione ha successo, da una parte scatta l’orgoglio, dall’altra lo stimolo alla competizione. Ferruccio de Bortoli l’ha definita “collaborazione competitiva”. Lasciare da parte l’invidia che è il sentimento peggiore e collaborare per fare sistema. Lo chiamano modello Milano».
Si torna al punto. Milano è capace di fare sistema con il resto del Paese?
«Parlo per il mio ambito. Come università lo stiamo già facendo collaborando con gli altri atenei sparsi sul territorio, l’università di Bologna, la Federico II di Napoli. Partiamo da progetti concreti e cerchiamo di individuare partner a livello nazionale con cui realizzare progetti pilota e creare link duraturi. A Milano questa è la regola: noi collaboriamo con tutte le università milanesi».
La Milano attrattiva penalizza il resto del Paese?
«Non credo. Se vogliamo per una sorta di pseudo eguaglianza frenare la corsa della città facciamo un grosso sbaglio. Milano deve correre a livello internazionale e aprire la strada, perché la strada aperta è di stimolo per tutte le altre realtà».
Senza Milano l’italia ce la fa?
«Nessuno di noi è indispensabile. L’italia ce la fa senza Milano, senza Roma e senza Matera. Naturalmente con Milano, Roma e Matera che collaborano in maniera più stretta il risultato è che due più due fa molto più di quattro».
E senza l’italia, Milano che sarebbe?
«Senza il Paese, Milano non può essere assolutamente nulla. Milano ha 200 mila studenti non milanesi, migliaia di imprese non milanesi, milioni di turisti che vengono in città e poi girano tutto il Paese. Se pensiamo che Milano basti a se stessa facciamo un errore. Ma oggi Milano è aperta, finanza e green convivono, è capace di condividere valori fino a ieri ortogonali, con schieramenti da una parte e dall’altra della barricata. Bisogna smettere di dividersi e mettersi a sistema».
Si continua a litigare sull’autonomia. Lei che ne pensa?
«L’autonomia non deve essere un obiettivo ma uno strumento. E deve servire per valorizzare le differenze. È uno strumento utile».