L’INTESA VERDE-TURCHESE FARÀ DELL’AUSTRIA UN LABORATORIO POLITICO
L’Austria va alle prove generali di un governo tra popolari e verdi. Sei settimane dopo le elezioni, l’ex cancelliere Sebastian Kurz, vincitore della partita con quasi il 35% dei voti, ha annunciato che la sua Övp è pronta ad avviare un negoziato ufficiale per formare una coalizione con i Grünen di Werner Kloger, terza forza politica con il 14% dei consensi. «Sarà necessaria molta creatività», ha ammesso Kurz, senza nascondere la grande distanza di posizioni tra i due partiti su temi come la lotta ai cambiamenti climatici, le migrazioni, l’economia. «Sarà un lavoro da pionieri, ma ciò che riguarda tutti possiamo solo risolverlo insieme», ha detto Kloger, citando Friedrich Dürrenmatt. Per questo entrambi i leader non si fanno alcuna illusione: gli ostacoli sono così alti che la trattativa in fieri potrebbe anche fallire. Ma la possibilità di una conclusione negativa nulla toglie all’importanza dell’esperimento viennese. Un’alleanza verde-turchese (il colore con cui Kurz ha sostituito l’antico nero della Övp) sarebbe infatti un «novum» per l’austria, che dopo lunghi decenni di sempre più asfittiche Grosse Koalition tra socialdemocratici e popolari, avrebbe una nuova opzione nella sua politica nazionale. Kurz si confermerebbe leader del rinnovamento e della trasformazione, oltre a liberarsi delle ombre della precedente esperienza di governo con l’estrema destra della Fpö, Kloger e i Verdi potrebbero dimostrare affidabilità e capacità di governare il cambiamento.
Di più, un governo popolari-verdi avrebbe un significato più ampio, facendo dell’austria un laboratorio politico per l’europa. Per affinità culturale e forte somiglianza della situazione politica, l’alleanza viennese potrebbe fare da modello di riferimento in primo luogo per la Germania, dove i Verdi cavalcano i sondaggi, la socialdemocrazia è in crisi profonda e la Cdu scruta preoccupata gli scenari del dopo-merkel.
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