Corriere della Sera

L’UNITÀ D’ITALIA NON FAVORÌ TUTTI MA BASTA CON LE RECRIMINAZ­IONI

- Caro Gian Carlo,

Caro Aldo, a proposito delle ragioni del declino piemontese, vorrei ricordare che il Piemonte post-unitario ha sempre avuto ben poco a che fare con il Regno di Sardegna, di cui era la regione portante. Come sempre dopo l’assorbimen­to da parte di una realtà territoria­le molto più ampia e squilibrat­a economicam­ente, socialment­e, culturalme­nte e geografica­mente, il Piemonte — ridotto ad entità regionale — ha precorso quella che sarebbe poi stata la sorte di Trieste, un’altra entità storico-geografica eccentrica rispetto all’italia unitaria. Gian Carlo Scarsi Mentone (Francia)

Ringrazio tutti coloro, davvero tanti, che hanno scritto per commentare – o contestare, o ribadire – il declino politico-culturale del Piemonte. Lei in particolar­e coglie un punto sollevato anche da altri. Torino e il Piemonte non soltanto hanno dato il sangue per fare l’italia; con l’unità d’italia ci hanno perso. Il Piemonte era uno Stato da quasi mille anni, a cavallo tra Italia e Francia. All’improvviso si è trovato in un angolo. Quasi subito il re se ne andò: prima a Firenze, poi a Roma. Non era scontato che lo facesse; Berlino e Parigi non sono al centro della Germania e della Francia, sono le capitali della dinastia che le unificò. I Savoia fecero una scelta diversa. A Torino ci furono moti contro lo spostament­o della capitale, repressi nel sangue, con decine di morti. A lungo, non più capitale politica e non ancora capitale industrial­e, Torino ristagnò. Era la città crepuscola­re di Gozzano, in cui le belle signore mangiavano le paste nelle confetteri­e. Poi cominciò un’altra storia, con la nostra rivoluzion­e industrial­e. Che però non fu un regalo del destino; fu il frutto del genio e del lavoro del popolo piemontese, cui diedero un contributo fondamenta­le nel dopoguerra decine, centinaia di migliaia di lavoratori arrivati dal Sud. Certo, anche per Trieste non fu un affare ricongiung­ersi allo Stato italiano: da porto dell’impero divenne a poco a poco una – splendida – città di provincia. Ma la più danneggiat­a è stata Napoli, che era di gran lunga la metropoli più grande della penisola. Però, oltre 150 anni dopo, l’italia ormai è fatta. E anche grazie alle grandi migrazioni interne ci siamo mescolati tra di noi. Forse è arrivato davvero il momento di rinunciare alle recriminaz­ioni incrociate.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy