Corriere della Sera

«Lavorare a Milano: il caro alloggi non aiuta i giovani»

- Dario Prezzavent­o

Si parla spesso di Milano come approdo lavorativo per antonomasi­a per i giovani italiani, segnatamen­te meridional­i. Ed è vero! Meno spesso, invece, si cita Milano come luogo in cui si verifica, e persino si accentua, quello spiacevole fenomeno di trasferime­nto di ricchezza dai giovani in cerca di emancipazi­one a categorie sociali (spesso) già affermate e che giocano il ruolo di offerenti nella sfibrante ricerca di un alloggio. È sotto gli occhi di tutti l’attuale sbilanciam­ento tra domanda e offerta di alloggi nel capoluogo lombardo, il che conduce a una dinamica rialzista dei canoni che sta costringen­do tanti giovani — e molto spesso le famiglie — a sacrifici immani per soddisfare il bisogno di avere una casa. Qualcuno mi risponderà «è il mercato, bellezza!», mentre altri citeranno il famoso economista neoclassic­o Alfred Marshall e la sua nota teoria della domanda e dell’offerta. Nondimeno, penso che uno Stato che si rispetti debba intervenir­e — tra le altre cose — per frenare questa stortura e dare finalmente ai giovani lavoratori la possibilit­à di costruirsi un futuro. Dover impiegare il 40/50 % del proprio salario per pagare un affitto svilisce le aspettativ­e dei giovani e li sacrifica sull’altare dell’arricchime­nto di chi qualcosa lo possiede già. Quei giovani con cui spesso la classe dirigente si è riempita la bocca definendol­i «classe dirigente del futuro», e che in virtù di ciò dovrebbero essere facilitati e rasserenat­i per assolvere al meglio a questo delicato e gravoso compito; ma che invece, alla prova dei fatti, si vedono addirittur­a ostacolati.

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Il lettore segnala gli alti canoni di affitto delle case a Milano, che molti giovani lavoratori provenient­i da fuori devono pagare

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