Corriere della Sera

Gotti, il mister-suo-malgrado che preferisce restare nell’ombra

Promosso dopo l’esonero di Tudor, spera che l’udinese cambi idea

- Alessandro Pasini

Nell’epoca dell’esserci a tutti a costi, c’è un signore che vorrebbe scomparire e non ci riesce: si chiama Luca Gotti, è veneto di Adria, ha 52 anni, è un ex calciatore dilettante e da due partite fa l’allenatore dell’udinese. «Temporanea­mente», nella sua testa. «Definitiva­mente», in quella della famiglia Pozzo. Che lo considera il cosiddetto traghettat­ore ideale fino a fine stagione dopo l’esonero, avvenuto il 1° novembre, di Igor Tudor, del quale Gotti era il vice. La sua competenza sommata all’equilibrio e alla conoscenza dello spogliatoi­o e dell’ambiente ne farebbero la figura perfetta per raddrizzar­e la barca, come confermano il 3-1 all’esordio col Genoa in trasferta e, un po’ meno, lo 0-0 in casa con la Spal. Peccato che Gotti non sia troppo d’accordo.

«Non è la voglia che manca, anzi, fare il capo allenatore sarebbe un piacere, ma non reputo che sia la direzione giusta — ha spiegato domenica il mister-suo-malgrado —. Non intendo andare via, spero solo di rimanere dentro lo stesso spogliatoi­o con il ruolo che mi compete e mi gratifica». Simili parole aveva usato dopo l’esaltante esordio di Marassi: «Io tecnico titolare? Non succederà». Beh, pensate che siano servite? «L’udinese è una società molto ambita, si sono proposti tanti allenatori (Ballardini e Zenga, per dirne un paio, mentre il progetto per la stagione prossima pare preveda Giampaolo, ndr) ma noi siamo curiosi di vedere evolversi questa empatia fra Gotti e il gruppo», ha spiegato Pierpaolo Marino, responsabi­le dell’area tecnica.

A Gotti non piacciono la pressione e la sovraespos­izione connesse al ruolo di capo. Una sindrome nota. Il fatto è che nello sport non sono infrequent­i queste figure di tecnici preparatis­simi che tuttavia preferisco­no lavorare di supporto tra le quinte. Il caso più emblematic­o fu quello di Mauro Tassotti, per 15 anni vice allenatore al Milan, e dal 2016 assistente del c.t. dell’ucraina Andriy Shevchenko.

Anche Gotti sembra uno orgogliosa­mente «nato vice», una posizione ricoperta dal 2010, prima con Donadoni a Cagliari, Parma e Bologna, poi la stagione scorsa con Sarri al Chelsea e quest’anno con Tudor. Una scelta nata anche a causa di un’esperienza che, per sua stessa ammissione, lo ha segnato profondame­nte. «Il vero spartiacqu­e è stato alla Triestina in serie B». Ricevuta la panchina il 25 giugno 2009, ci è stato per 8 gare fino al 6 ottobre quando, con la squadra in zona retrocessi­one, venne esonerato. «Un momento duro, e il cattivo pensiero di dire “basta” mi è passato per la testa. Poi ho trovato la forza di ripartire».

La cacciata di Tudor gli ha però scombinato i piani: da ricercator­e al servizio del professore ora gli tocca salire in cattedra, esponendos­i in prima persona. Suo malgrado, dunque, guiderà l’udinese anche contro la Sampdoria il 24 novembre, alla ripresa del campionato. Chissà che col tempo, imparando l’arte della responsabi­lità e dell’apparire, il vice non decida di farsi capo. Ma non sarà un obbligo. In fondo, il ruolo migliore (per sé e per la squadra) è sempre quello che ci si sente addosso.

d Non è la voglia che manca, anzi fare il capo allenatore sarebbe un piacere, ma non reputo che sia la direzione giusta

d Non intendo andare via, spero di rimanere dentro lo stesso spogliatoi­o con il ruolo che mi compete

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Luca Gotti, 52 anni, ha preso il posto di Igor Tudor all’udinese: per lui una vittoria e un pareggio
(Ansa) Capo allenatore Luca Gotti, 52 anni, ha preso il posto di Igor Tudor all’udinese: per lui una vittoria e un pareggio

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