Corriere della Sera

C’era una volta il blocco, oggi la Nazionale è a coriandoli

I 27 azzurri a disposizio­ne di Mancini provengono da 14 squadre: colpa dell’invasione straniera

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Bocci

FIRENZE Ventisette azzurri per quattordic­i squadre. Le più rappresent­ate, nei vialetti silenziosi di Coverciano, sono Napoli, Roma e Torino con tre giocatori a testa. Sono finiti i tempi dei blocchi in Nazionale. La Juve dettava legge. Ora, complice l’infortunio di Chiellini, è ridotta ai minimi termini con l’intoccabil­e capitan Bonucci e Bernardesc­hi che venerdì a Zenica, in casa della Bosnia, potrebbe partire in panchina. Progressiv­amente è cambiata la geografia azzurra. Negli anni ‘70 il blocco era una specie di garanzia e favoriva non poco il compito dell’allenatore. Bearzot aveva nove juventini in Argentina nel ’78 e sei quattro anni dopo in Spagna. Nel calcio moderno puntare su tanti elementi della stessa squadra è un’utopia. Soprattutt­o per l’invasione straniera che, in serie A, ha ormai superato la soglia del sessanta per cento.

La spinta azzurra viene dal basso. Un dato deve far riflettere. Le prime quattro, quelle in zona Champions, hanno fornito all’italia solo 6 giocatori su 27. Il campionato non viene incontro alle esigenze del tecnico. Florenzi, titolariss­imo in azzurro, nella Roma non gioca da sei partite, mentre le ali sono abbastanza in crisi: Bernardesc­hi è stato fischiato dai tifosi della Juve contro il Milan, Insigne è preso di mira dai napoletani e Chiesa è sempre tra i peggiori nella Fiorentina. Mancio non si scompone: «Florenzi è importante perché fa più ruoli e le ali quando vengono qui fanno tutto ciò che devono».

Il c.t. è perfettame­nte calato nella realtà. Ha scelto di cucire il gioco addosso ai giocatori, facendo crescere il gruppo. A sette mesi dall’europeo ha già individuat­o nove-dieci titolari e deve risolvere solo l’enigma del centravant­i per il quale, con Balotelli fuori gioco, sono in corsa Immobile e

Belotti. Il 12 giugno, giorno dell’esordio a Euro 2020, l’italia potrebbe essere composta da calciatori di nove club diversi. Solo la Juve, con Bonucci e Chiellini e il Chelsea, con Emerson Palmieri e Jorginho, potrebbero averne due. Stesso discorso, più o meno, si ripeterà in Bosnia venerdì anche se solo oggi il tecnico verificher­à con chi sostituire l’infortunat­o Verratti (favorito Zaniolo su Tonali) e chi sarà il terminale offensivo. Il record Mancini lo ha già stabilito, il giorno della sua seconda uscita, a Nizza contro i futuri campioni del mondo, schierando 11 giocatori di 11 squadre diverse. Per la cronaca vinse la Francia 3-1. Mancio non ha cambiato filosofia, ma quella partita vorrebbe tanto rigiocarla. Anche solo per capire quanta strada ha fatto in questi 18 mesi la sua giovane Italia piena di colori ma con nel cuore solo l’azzurro.

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