«Luigi vuole ricostruirsi l’immagine Ma è tardi»
Luigi Di Maio non esclude la crisi di governo, i deputati M5S faticano a esprimere un capogruppo. Gregorio De Falco, lei che ne ha fatto parte, capisce cosa accade nel Movimento?
«Sì. Anche se mi interessa zero per le dinamiche interne, ma molto per la tenuta del governo, della legislatura e dell’attuale fase storica».
Dunque che cosa succede?
«Il nodo principale è l’ilva. Si può tagliare o sciogliere: gli oltranzismi fanno danni».
Di Maio non deve difendere lo scudo?
«Nella Costituzione al primo posto ci sono i diritti fondamentali come la salute. La tutela delle imprese è al quarantaduesimo. Quindi è bene non cedere al ricatto di Arcelormittal anche evocando la crisi. Ma credo che quella di Di Maio sia una tattica».
Per ottenere cosa?
«Ricostruirsi una posizione da “puro”, anche se è tardi».
Perché?
«Sullo scudo aveva detto
una cosa e il suo contrario. Non parliamo dei danni causati dal decreto sicurezza uno e due, con migliaia di immigrati divenuti invisibili anche al fisco. Un danno da 800 milioni di euro di cui qualcuno dovrà rispondere».
Perché si sono incagliati sulla nomina del capogruppo alla Camera?
«Al Senato è stato eletto il numero due, Perilli. Alla Camera è più complesso, ci sono personalità più forti. Primo fra tutti Roberto Fico. Rappresentano ancora lo spirito del 2009 che aveva regalato speranze».
E dunque?
«Credo che ci siano più difficoltà a sanare la frattura. Ma per l’interesse del Paese chiunque nel Movimento dovrebbe evitare che il governo vada sotto. Fermo restando il diritto di critica che, per quanto mi ricordi, si fermava all’ “è stato deciso così”».
Qualcuno chiederà conto a Di Maio degli errori compiuti?
«Non lo so. Ma sarà tardi. Bisogna chiedersi a chi giova tutto ciò».
A chi?
«Di Maio è uno dei due soci dell’associazione Cinque Stelle costituita nel 2017 con Davide Casaleggio che ha sostituito quella omonima del 2009. Bisognerà capire chi dei due era il fondatore. Forse non Di Maio».