Latella, sette ore in scena per rileggere Steinbeck
La valle dell’eden è un romanzo del 1952: forse, di John Steinbeck, il più famoso per il film che ne trasse Elia Kazan, con James Dean nel suo prodigioso debutto. Vi si vede un attore tanto più presente quanto più pronto a nascondersi: il suo, un lavoro tutto in sottrazione. In sottrazione dapprima appare anche la regia di Antonio Latella.
Dal romanzo, scrivendo il copione con Linda Dalisi, ha tratto uno spettacolo di sette ore prodotto dall’emilia-romagna Teatro, dal Metastasio di Prato e dallo Stabile dell’umbria. Perché la regia di Latella appare «in sottrazione»? A causa del suo ritenere il romanzo un capolavoro che «si scontra con il solo libro capolavoro esistente, la Bibbia»? Ma La valle dell’eden non è un grande libro, è solo un lungo e pretenzioso romanzo. E definire la Bibbia un capolavoro è un azzardo: questa definizione sembra inappropriata sia per il romanzo, sia per la Bibbia — per tutt’altro motivo. Ed ecco, allora, che (luce accesa in sala) la scena è intera e luminosa, pochi minuti dopo è ridotta alla sua metà inferiore.
Si abbassa un sipario-saracinesca, costruito con listelli di legno. Restano visibili un tavolo sulla destra e una sedia sulla sinistra, lì trascinata da Cyrus Trask, padre di Charles il forte e Adam il debole e nonno di Aron il buono e Caleb il cattivo. I due ultimi aggettivi fanno parte del repertorio pseudo-allegorico di un romanzo che di continuo rinvia alla Genesi: l’eden non c’è perché Caino (Caleb) è in tutti gli esseri. Ciò è evidente non in Charles o Adam e nei figli di lui, Caleb e Aron, ma nella loro madre Cathy, equivalente o discendente di Eva. Cathy è il personaggio pungente del romanzo. In effetti è una belva — senza ragione, perché è nata così. Sposa Adam ma ha un rapporto anche con Charles.
Quando le nascono due gemelli li abbandona e se ne va di casa — dopo aver sparato al marito, che si «accontenta» di ferire. Diventerà la ricca e potente (e artritica, ha le mani sempre guantate) tenutaria di un bordello. Per due volte a casa aveva spalancato le cosce e dal tavolo si era gettata sugli uomini ivi seduti, per farsene possedere o, meglio, possederli. Una scena a effetto.
Come a effetto è la fine del primo tempo. Quando Cathy spara il sipario si frantuma e infine scompare. Misteriosa è la ragione per cui Adam ci abbia dato sempre le spalle. Che si notino scarpe tolte, magari solo una, o un cappello, o un sasso, è naturale — dato il ridotto spazio visibile.
Il mistero si dirada nel secondo tempo, quando Adam accecato dall’amore (ai figli aveva detto che la madre era morta), avuta la rivelazione su cosa fa Cathy, si alza e «vede». Con lui vediamo tutti noi e, prima dentro la gabbia del bordello, poi nella costruzione della casa della consapevolezza ossia di un avvenire migliore, mentre l’azione va verso la sua buona fine, si fa buio in sala e piena luce sul palcoscenico. I sette eccellenti attori sono Michele Di Mauro, Christian La Rosa, Emiliano Masala, Candida Nieri, Annibale Pavone, Massimiliano Speziani, Elisabetta Valgoi.
La valle dell’eden Regia di Antonio Latella 7 ●●●●●●●●●●