Poulidor, l’eterno secondo amato più di tutti Merckx: «Uomo coraggio»
Fino allo scorso luglio, fino alla partenza da Bruxelles di quel Tour de France che onorava da 53 edizioni, Raymond Poulidor – per tutti Poupou, lo sportivo più amato di Francia, morto ieri a 83 anni — era anche l’idolo degli editori e dei gestori di supermercati. «Visitava decine di punti vendita — ha spiegato ieri a l’equipe un dirigente del marchio Carrefour — scaricava da solo due casse piene di copie delle sue quattro autobiografie e appena si sedeva davanti al tavolo si formava una fila fino alla chiusura: autografi, dediche, una foto, due chiacchiere. Vendeva 200 libri al giorno: i clienti poi riempivano più volentieri il carrello della spesa».
Pur avendo vinto 153 delle 447 corse in linea cui ha partecipato in 18 anni di carriera, Poupou era l’eterno secondo per antonomasia dello sport transalpino. Lo diventò per quegli otto tra secondi e terzi posti finali al Tour — un record —, per non esser mai riuscito ad indossare la maglia gialla, toccata in gloria anche a modesti gregari. Per quel trionfo sui Campi Elisi che gli negarono i cannibali Anquetil e Merckx, la giovane sorpresa Gimondi nel 1965 ma anche il cronometrista che nel turbolento 1968 («In Francia nulla funziona, tranne Poulidor» scrisse Le Monde) lo travolse con la moto spaccandogli naso e cranio e scippandogli una corsa già vinta. Poulidor conquistò Giro di Spagna, Sanremo, Freccia Vallone e tanto altro ma rinforzò il suo mito di grande perdente finendo quattro volte sul gradino più basso del campionato del mondo. Quando durante una tribuna politica a George Marchais, storico leader del partito comunista francese, diedero del «Poulidor della politica» per le sue ripetute sconfitte elettorali, lui replicò: «Io come Poupou? È un grande onore».
«I suoi exploit, la sua fierezza e il suo coraggio resteranno impressi nella nostra memoria» ha scritto ieri Emmanuel Macron ben sapendo che Poupou incarna il mito di un francese e di una Francia rurale nel cuore dei suoi concittadini: quella dei film di Jaques Tati, la Creuse contadina in cui Raymond, figlio di